giovedì 21 gennaio 2021

 

1942 DICEMBRE - MESKOFF E CERKOWO Sacrificio e Gloria, ONORE E MORTE: Bersagliere ha cento Penne.



In Memoria del Caporale Maggiore NOVELLO EDENZIO Reggimento Bersaglieri -  DISPERSO nei tragici giorni di Meskoff 19 dicembre 1942


 Edenzio è un giovane di 20 anni, nato a Schiavon (VI) l’8 aprile 1922, vive Peveranza con la famiglia arrivata sul finire degli anni 30 causa migrazione; come molti proviene dalle terre venete, il padre subisce il richiamo di amici (molte famiglie native di Schiavon risiedono in Peveranza), che segnalano come queste zone siano da considerarsi ideali per iniziare una nuova vita ed aver così la possibilità di riscattarsi dalla povertà, e qui si insediano con lui giungono i fratelli Attilio, Margherita, Antonio e Virginio.

Non sfugge alla logica del periodo e viene arruolato in arme presso il 3° reggimento bersaglieri e dopo l’addestramento parte.

Le poche tracce che ci raccontano di lui sono scritte nella Voce del Parroco, sappiamo che è in licenza nell’agosto del 1942: Edenzio è a casa e ha l’onore di portare il baldacchino nuovo, lui ed altri cinque soldati (Mascheroni Angelo, silurista in divisa di marinaio per la marina; Battistella Pietro in divisa di aviatore per l’aviazione; Tresoldi Massimo per il genio pontieri; Colombo Carlo e Saporiti Lorenzo per la fanteria) hanno il compito di condurre lungo le vie del Paese, il sacro Drappo testè voluto dal Don Giovanni. Affiancato da altri militi, facevano da padrino tenendo un nastro tricolore il mutilato Cap. Bonato Primo e Montalbetti Eugenio La Madrina era la vedova del Soldato Gaetano Cattaneo Morto in Grecia il 19 aprile 1941.

Nell’Ottobre 1942 Scrive al Don Giovanni (ma non abbiamo copia della lettera) e lo Stesso signor Curato comunicava alla popolazione dei suoi soldati: “ Finora tutti bene, parecchi dei nostri però si trovano in combattimenti in Russia ed in Africa, ultima notizia certa è data al Don Giovanni nel Novembre 1942, una lettera di poche parole che contiene l’amarezza del momento e lo stato in cui trova quella povera gente: «vivono in capanne fatte di letame di mucca, vi si sente un odore che non vi si può entrare». Poi l’oblio.

 

Era alla data della battaglia di Meskoff  Caporale Maggiore del 3° Reggimento Bersaglieri.

 

Nessuno conosce la storia del 3° reggimento Bersaglieri? del suo sacrificio in Russia? Del suo annientamento nel dicembre del 1942? Il racconto delle vicende è riassunto in molti libri di memorie dai quali ho preso stralci, che ci faranno capire, in quale spirale di sofferenza e di violenza si ritrovarono i nostri ragazzi, racconto delle loro gesta, attraverso la voce dei sopravvissuti, rivivendo quei terribili giorni per ricordare Edenzio, partito e mai tornato, del quale la terra Russa conserva i suoi umani resti, a noi il compito di non dimenticare:

«Furono mandati in 230mila, a invadere la Russia, per dar lustro a Mussolini, che voleva condividere con Hitler la “crociata” contro il comunismo sovietico. Con l’arrivo del 1942-43 la spedizione dell’armata italiana in Russia si trasformò in una immane tragedia, la peggiore dell’intera guerra. (1) ».

«Il Terzo Reggimento ebbe la sventura di essere abbandonato al suo destino nei fatidici giorni del dicembre 1942, sconvolti dallo sfondamento sovietico sulla riva occidentale del fiume Don e dal caos generatosi in virtù di ciò, accompagnato da notevoli difficoltà logistiche – ordini tardivi, mancanza di collegamenti, di carburante, di mezzi – e dalle ulteriori difficoltà causate dal gelo e dalla neve. La marcia del Terzo, ignaro della grave evoluzione che era in atto, fu strozzata sulla collina di Meshkovskaya, davanti ad un campanile in fiamme che divenne l’emblema della battaglia. Impossibilitati ad aprirsi un varco verso la salvezza, bersaglieri, fanti e artiglieri che componevano la colonna del Terzo Reggimento in ripiegamento dalla prima linea combatterono e furono costretti ad arrendersi il mattino del 21 dicembre 1942. Le prime testimonianze giunsero al rientro dei pochi superstiti dalla prigionia, circa quattro anni dopo gli eventi narrati(2)».

I dettagli che seguono sono presi dal volume sulle operazioni delle Unità italiane al Fronte Russo, a cura USSME (Ufficio Storico - Stato Maggiore dell'Esercito).

Si sottolinea che la Divisione Celere era rinforzata dalla Legione Croata, che si trovava sulla sua sinistra (a contatto con la Divisione Torino). La supportavano, inoltre (visto l'ampio tratto di fronte da difendere), altri reparti: il XXVI Battaglione Mortai (meno una Compagnia) della Divisione Torino, una Compagnia del CIV Battaglione Mitraglieri, il LXXIII Gruppo misto del 9° Raggruppamento Artiglieria d'Armata.
Alle sette di mattina del 17 dicembre la Celere venne investita con violenza nel punto di sutura tra il VI e il XIII Battaglione (6° Reggimento Bersaglieri).

Gli avversari riuscirono ad aprirsi un varco nel settore del 6° Reggimento. Alcuni reparti tedeschi di consistenza del tutto insufficiente vennero dirottati in zona per contenere la penetrazione sovietica nella valle del fiume Tihaja.

Il 18 dicembre i Sovietici attaccarono alle tre di mattina nel punto di congiunzione tra la Torino e la Celere, mentre aerei avversari bombardarono Meškov, sede del Comando divisionale della Celere.
Ricominciò verso le sette di mattina anche l'attacco nel settore del 6° Reggimento, al fine di estendere la falla, aggirare la destra del 3° Reggimento Bersaglieri e raggiungere Meškov.
Per supportare l'ala destra della Divisione entrò in azione un gruppo di intervento della Divisione Sforzesca, che subì per tutto il giorno il contrattacco sovietico.

Il 19 dicembre - non essendo giunti i previsti rinforzi - la Celere cercò di contrattaccare, ma gli avversari attaccarono a loro volta - sia sul fronte del 6°, sia su quello del 3° Reggimento - vanificando ogni sforzo.

Alle dieci di quel 19 dicembre il 3° Bersaglieri era ancora in linea sul Don, tenendo le proprie posizioni, nonostante la pressione esercitata dai Sovietici sul proprio settore di fronte e il pericolo di aggiramento.

Anche Meškov, ormai, era minacciata.

Alle 14.00 il Comando del XXIX Corpo d'Armata (da cui, come si è detto, dipendeva anche la Celere) diede ordine a tutte le Unità di ripiegare sul fiume Tihaja, per disporsi a difesa su una linea più arretrata.

Tale ordine avrebbe dovuto raggiungere il 3° Reggimento Bersaglieri tramite il Comando della Divisione Torino... in quanto il Reggimento si trovava isolato dal resto della Divisione Celere.
Nel pomeriggio del 19 dicembre i Sovietici raggiunsero Meškov, e annientarono gran parte dei Servizi divisionali ivi dislocati.

I reparti corazzati avversari minacciavano le retrovie dell'intero settore e, causa il rapido evolversi della situazione, il Comando del XXIX Corpo d'Armata - alle 24.00 del 19.12 - diede altre disposizioni: occorreva non più fermarsi al fiume Tihaja, ma proseguire verso sud, in direzione di Kašary. Dopo quest'ultimo comunicato, i collegamenti con il Comando del XXIX CdA si interruppero.

Per tutto il 20 dicembre non fu possibile collegarsi con il 3° Reggimento Bersaglieri, con la Legione Croata, con il 120° Reggimento Artiglieria (della Celere), né con i rinforzi assegnati a tali reparti.
Oggi sappiamo che il 3° Bersaglieri, la Legione Croata e i loro rinforzi non riuscirono a superare Meškov, già in mano sovietica e fortemente presidiata. Insieme alla Legione Croata andarono all'attacco il XX e il XVIII Battaglione Bersaglieri, nel tentativo di scacciare gli avversari e aprirsi la strada.
Nella notte tra il 20 e il 21 dicembre - per non rimanere all'addiaccio - la colonna ripiegò su Kalmikov.
All'alba del 21 il Comando del 3° Bersaglieri cercò di organizzare la difesa nella località suddetta, ma i reparti vennero attaccati da est e da sud da formazioni consistenti di fanteria, supportate da mortai e artiglieria di piccolo calibro.

Quanti - del 3°, della Legione Croata e degli altri reparti presenti - sopravvissero agli scontri, furono catturati. I superstiti dalla prigionia furono pochissimi.

I resti della Divisione Celere (parte del 120° Reggimento Artiglieria e il 6° Reggimento Bersaglieri) ripiegarono seguendo l'itinerario del cosiddetto Blocco Sud.

 

A Lui si addice il titolo del Libro che racconta le vicende del 3° Bersaglieri, e a lui vada il nostro ricordo, Non dimentichiamolo, non dimentichiamo chi era: un giovane ventenne che ha sacrificato la sua vita nelle lande fredde e desolate della steppa russa.

 

Lascio a Mario Rigoni Stern il commiato:

«Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli sternuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i pali di sostegno del bunker che mi stavano sopra la testa di giorno. E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina di gennaio quando la Katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò addosso le sue settantadue bombarde».



 Che la Terra ti sia Lieve, Caporale Maggiore Novello.

 

Grazie ai gruppi FB dedicati all’ARMIR che mi hanno fornito dati e indicazioni.

 Grazie a Enia Amministratrice del gruppo FB ARMIR Il Ritorno dall'Oblio

https://www.facebook.com/groups/207957933152499/

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Grazie a Giovanni di Girolamo autore del libro e della pagina FB Prigionieri della Steppa che mi ha fornito molte informazioni sul 3° Bersaglieri,
https://www.facebook.com/prigionieridellasteppa/
La foto proviene dal gruppo FB ARMIR, Sulle tracce di un esercito perduto di Pino Scaccia.
https://www.facebook.com/groups/131825423632105/?fref=ts

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