Capitolo L
I possidenti/utilizzatori delle case censite
alla data del 1750
Solo nel Sommario del 1750[1]
troviamo l’elenco completo dei possessori/proprietari dei sedimi ovvero delle
case e rispetto alle annotazioni del 1722, vi sono in alcuni casi novità tra i
possessori, che però non si riscontrano in mappa non aggiornata alla data del
Sommario:
Numeri
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Possidente
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In mappa
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Subalterni
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321
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1
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Gallo Gaspare di Celso
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2
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Gallo Stefano di Celso
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324
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M.M./ Eredità Cozza amm. Da Giacomo Negri
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325
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M.M./ Eredità Cozza amm. Da Giacomo Negri
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326
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1
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Crosti Francesco Livello del Luogo Pio di S. Valeria
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2
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Crosti Domenico Livello del Luogo Pio di S. Valeria
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3
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Luogo Pio di S. Valeria
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327
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RR. MM. Di S. Martino in Varese
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328
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1
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Saporiti GioBatta Livello Cap.lo de Canonici di
Castiglione
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2
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Saporiti Francesco Livello Cap.lo de Canonici di
Castiglione
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1/2
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Beneficio del Rev. C.co Carlo Appiano di Castiglione
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329
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1
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Capitolo del C.co di San Lorenzo di Castiglione
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2
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Saporiti Gianbatta di Cleso
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3
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Saporiti Girolamo di Celso
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330
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1
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Crosti Angelo Antonio
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2
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Crosti Carl'Ambrogio
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3
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Magnona Maria D'Ambrogio
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331
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Capitolo de C.ci di San Lorenzo di Castiglione
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332
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M.M./ Eredità Cozza amm. Da Giacomo Negri
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333
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Montalberto Giò Francesco di Bernardo
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334
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Macchio Antonio Maria q.m Giuseppe Livello su Giovanni Antonio
Ambrosoglio q.m Angelo Maria
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Come
si può desumere dall’elenco, molti sedimi di case sono ancora saldamente in
mano ai canonici o ai capitoli di Castiglione, la Pia Casa S. Valeria possiede
un blocco abitativo centrale all’abitato, lo stesso dicasi per le Reverende
Madri di S. Martino in Varese; questi ordini religiosi allo scadere del secolo
nel 1798[2],
vedranno il proprio patrimonio inopinatamente acquisito al demanio pubblico per
esser rivenduto ai privati[3]
che come vedremo saranno esclusivamente famiglie emergenti e dotate di
patrimoni finanziari tali da permettere loro ogni genere di affare anche poco
chiaro pur di accaparrarsi fondi e beni da far rendere poi al meglio. Fu questo
quindi un periodo di transizione dove alcune nobili entrarono in possesso di
ingenti patrimoni ex ecclesiastici, probabilmente anzi sicuramente a prezzo di
saldo… Vedi gli Archinti autentici mattatori del periodo. Resta comunque un
embrionale e iniziale modalità di parcellizzazione che porterà poi nell’ottocento
(quando questi stessi nobili vedranno le loro proprietà finire sotto i colpi
dei creditori e dei fallimenti dovuti alla loro insipienza e incapacità di
gestire questi latifondi) alla nascita della piccola proprietà terriera.
Dalla
analisi delle proprietà emerge già una piccola schiera di famiglie autoctone
che possiedono case e terreni: i Crosti, i Saporito, i Magnoni, il Montalberto
e il Gallo.
Giusto
per utilizzare un info che tutti mettono in bella mostra ma qui riassunta per
comodità:
1751 - Secondo le risposte ai 45 quesiti
del 1751 della II giunta del censimento, il comune, di circa 185 abitanti,
Feudo del Conte di Castelbarco (Visconti)[4],
cui pagava 12 lire all’anno per censo e dazio d’imbottato (TASSE sempre TASSE).
La comunità era sottoposta alla giurisdizione del vicario del Seprio e il suo
console prestava giuramento alla banca criminale del Seprio, pagando due lire,
due soldi e sei denari.
L’amministrazione era tenuta da due sindaci, eletti
ogni tre anni dai sindaci uscenti. Il cancelliere, che risiedeva nel paese, era
pagato 16 lire all’anno e conservava presso di sé le scritture comunali.
Il
comune non disponeva di procuratore né di agente a Milano (Risposte ai 45
quesiti, 1751; cart. 3071, fasc. 19)[5].
Incremento
della popolazione nei secoli
Questi dati, estratti dalle
Visite Pastorali, sono interessanti per farci capire come nel corso dei secoli
la popolazione sia cresciuta quadruplicandosi in circa 200 anni.
1570 =
Status Animarum = 44
1574 =
Status Animarum = 83
1597 =
Status Animarum = 65
1622
= Status Animarum =
80
1645
= Visita Pastorale =
103
1750
= Visita Pastorale Pozzobonelli = 200 abitanti circa
[4]
Castelbarco è il nome di una
antica famiglia nobile, di cui si hanno notizie fin dalla prima metà del XII
secolo, che legò il suo nome alla Vallagarina (Trento), dominata dalla dinastia
per alcuni secoli, salvo poi insediarsi nel territorio milanese.
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