mercoledì 25 settembre 2019


Capitolo XXXII

1641
Un interessante e schematico documento




Grazie a Mons. Bosatra, responsabile dell’Archivio Storico Diocesano che mi ha mostrato e permesso di fotografare questo documento, possiamo riassumere qui una serie di dati che sono interessanti per l’epoca in cui il Montalbetti era parroco di Peveranza. Si tratta di un registro o censimento denominato della Regione Prima redatto dalla Curia milanese e che doveva con altri registri di cui solo della Seconda Regione vi è copia, portare a conoscenza del vescovo di  Milano la situazione dettagliata delle Pievi e delle Parrocchie.
Plebisi Gallarati: Riperantia! (l’estensore ce la dice lunga sulla sua voglia o capacità di capire e trascrivere correttamente il nome del paese… pensate se questo fosse l’unico documento esistente e quindi a questo si desse importanza di radice del nome di luogo per gli studi su di esso!) Ven. P. Jo. Baptista Montalbetus Cur.s S.tae Mariae Asumptae,
Anime in totum 103.
I Redditi. Importantissimi per conoscere l’autonomia della Chiesa: Moggia sette formento, Moggia sette segala, Moggia sette miglio, Brente otto vino.
Corollario:
La Moggia: era l’antica Misura romana, adattata all’epoca e permetteva di misurare attraverso un contenitore prefissato (quindi attraverso il volume)  le quantità di prodotti secchi come il frumento la segale e i cereali in genere, questo contenitore aveva dimensione fissa di “litri” 225, 1, misura di Milano, perciò: 7 x 225,1 = 1575,7 “litri” di prodotto secco.
La Brenta[1] vale circa 75, 55 litri quindi il Parroco aveva a disposizione 75,5 x 8 = 604,4 litri di vino, ovvio che si otteneva così una cospicua rendita determinata dalla vendita dei cereali e del vino che non era di certo impegnato nell’uso personale in quella quantità… se non una parte visto che gli ordinamenti prevedevano che il vino da Messa fosse obbligatoriamente prodotto in loco.
Dopo la peste milanese le campagne si riprendono dalla  terribile calamità, i proprietari terrieri che conoscono il valore dato ai loro beni e introducono sistemi di coltivazione più efficaci, si avvia la coltivazione del Gelso utilizzato soprattutto come pianta di “aiuto” alla vigna coltivata con criterio di massima produttività, diventa però elemento pregnante della nuova realtà, quella della seta che andava sempre più diffondendosi nei nostri territori.
La campagna pedemontana offriva le condizioni agresti necessarie alla coltura intensiva. Non ancora presente il mais e la patata, ma forte la coltivazione di segale, frumento e miglio i cereali che compongono la dieta del popolo.                

Proverbio milanese:
Chi tropp studia matt deventa, e chi no studia porta la Brenta.


[1] Vocabolario Milanese Italiano di F. Cherubini, Milano 1839, pg. 150. Brenta, recipiente di legno fatto a conoide rovescia, capace, pieno che sia, di oltre 130 boccali, di cui si servono i vinai.

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