giovedì 26 settembre 2019


Capitolo LII

IL 1800

Notizie scarne su questo inizio secolo, diventiamo persino Frazione di Bolladello


1805 - Nel 1805 il Comune di Peveranza venne inserito nel cantone I di Gallarate, del distretto IV di Gallarate, del dipartimento dell’Olona, di III classe, aveva 257 abitanti (decreto 8 giugno 1805 a)[1].  Notizia arida.

1806 il 1 di marzo del 1806 all’età di 72 anni muore il Parroco Giuseppe Bellotti: in età d’anni 72 circa. Muore alle ore 24 del passato 27 febbraio, si è fatto il suo funerale con l’intervento di 12 sacerdoti e del M.R. Prevosto di Gallarate Vicario Foraneo. FU SEPOLTO IN QUESTA CHIESA NEL SEPOLCRO DEI SACERDOTI. Sac. Antonio Azzimonti parroco di Bolladello e viceparroco di Peveranza[2]. il quale ne fa le veci sino all’insediamento del nuovo Curato.

1807 - Peveranza figurava, con 238 abitanti, comune aggregato al comune denominativo di Bolladello, nel cantone I di Gallarate del distretto IV di Gallarate[3]. Eravamo già dei predestinati a soggiacere alle mire “espansionistiche” dei nostri vicini… In Atti notarili la dicitura è: “Peveranza frazione di Bolladello Cantone, Cantone di Gallarate, Dipartimento dell’Olona[4].

1806 ELEZIONE DEL NUOVO PARROCO - Elezione dei Nobili Castiglioni del sacerdote Luigi Bianchi che resse la parrocchia sino al 1813, anno in cui venne promosso ad altra destinazione rendendo vacante la sede; un breve e silenzioso periodo, poco sappiamo di lui.

1814 – Il Sac. Carlo Besozzi, succede al Bianchi il 13 marzo e regge la parrocchia sino al 1868. Sono tanti 54 anni ma di lui poco si sa, il Conte Castiglioni ci dice che è figlio del Notaro dott Giuseppe residente in Milano[5]. Direi che l’ottocento, fatto salvo quanto descritto nei libri parrocchiali è abbastanza difficile da inquadrare sotto il profilo personale dei sacerdoti che si sono succeduti[6].


[1] Civita Istituzioni Lombardia
[2] APP, Libro dei Morti.
[3] Civita Istituzioni Lombardia
[4] AVM, Istanza Giudiziale del 5 maggio 1811.
[5] ACC, Cartella 37, fascicolo 1, Raccolta nomine.
[6] Uno dei motivi principali è l’assenza di tracce documentali, purtroppo dovuta ai bombardamenti di Milano da parte degli angloamericani durante il secondo conflitto mondiale, che distrussero parte degli archivi diocesani e con essi per buona pace di tutti i documenti ivi contenuti.

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