Capitolo XIII
1556 - ATTO
DI INVESTITURA
Il Parroco Nativo di Peveranza
Indicato da molti come il primo parroco di Peveranza, constatiamo qui
come lo sia per il fatto che è nativo di Peveranza, essendo altri prima di lui
qui residenti come parroci. Aldunque, Il Curato Giovà Crosta[1],
nato a Peveranza nell’anno di grazia 1525, successe al Grampa che aveva optato
per altro beneficio (non sappiamo quale sicuramente più interessante di questo), era figlio di Ambrogio e di Paulina[2]
Crosta qui residenti e da considerarsi
tra le famiglie più longeve del luogo, al seguito molto probabilmente del fatto
che la famiglia era assai numerosa, per lui il destino riservò la vocazione e
la veste sacerdotale. Di lui dice uno Status Cleri del 1572: Pigliò la prima conferma addì 30 maggio
1550, i quattro ordini minori addì 24 marzo 1554, Diaconato addì 4 aprile 1556
e diviene Presbitero il 30 maggio del 1556[3].
Venne incardinato all’età di 31
anni, su incarico dei Nobili Castiglioni e su accordo con la Pieve gallaratese,
morirà il 3 ottobre 1614[4]
alla veneranda età di 89 anni, concludendo così una reggenza molto lunga durata
ben 58 anni.
La nomina a Rettore di Iohannes de
Crustis, così lo scrive il redattore dell’atto, possiede e riveste una
grande importanza per la conoscenza delle modalità di Assegnazione del Beneficio
e della nomina del Curato è anche l’unico di cui siamo a conoscenza. leggiamo
le parti più interessanti:
1556
2 giugno, indizione quarta, sotto il pontificato di Paolo V.
Presso
di me, notaio pubblico rogatario, è stato chiamato come testimone il
ven(erabile) signor Filippo de Castillo
presbitero, commissario della nostra diocesi per questa parte e come
(garante) apostolico (...) del venerabile signor Giovanni de Crustis presbitero, rettore essendo in vigore le
restanti clausole nei processi (...) tra apposite autorità...(formula di
investitura?)...pone e investe (ripetuto) il venerabile presbitero Giovanni de Crustis rettore parroco e
curato della chiesa di Santa Maria di Piperantio nostra diocesi, e successore
nella stessa chiesa parrocchiale vacante e libera e restituita dal d(iacono)
presbitero Ilone de Grampis allora egli stesso della stessa chiesa parrocchiale
(ultimo e immediato) rettore e possessore, nelle mani (...) proprio del nostro
signore papa (fatti dimostrati da) una vera bolla plumbea, con la corda di
canapa secondo il consueto costume della curia romana con il sigillo di piombo
integro (?) e quindi non soggetto a vizi o cancellature... che è stata redatta
in Roma ... nell’anno 1556 (il settimo giorno dalle calende di Aprile?)
(...)Il parroco Filippo Castiglioni
risulta essere il concreto reale e attuale possessore e tenutario della chiesa
di S. Maria, risulta occuparsi della cura dell’altare maggiore, delle campane,
dell’apertura e chiusura della chiesa nella quale sta e dimora. È solito aver
cura di tali cose in modo pacifico e quieto, nomina rettore della chiesa
parrocchiale il predetto Giovanni presbitero. Nel momento del passaggio ovvero
dell’incardinazione a curato del luogo, compete e rientra tra i doveri quello
di amministratore dei beni di cui al beneficio ricevuto dai Castiglioni e la
nomina prosegue chiarendo come il rettore
Giovanni concede:
In
locazione il territorio di Bollate al (d)iacono
Camillo de Martignoni, figlio del fu Alberto abitante in località
Bollate, (con il privilegio di riscuotere la decima). Il fitto pattuito è da
pagarsi entro il giorno di san Martino dell’anno corrente. L’atto è redatto
nella casa dove i soprascritti abitano, sita a Peveranza.
A Guidone de Borritii figlio del fu Pietro abitante nel
suddetto luogo di Peveranza in locazione, in cambio di un fitto, una pezza di
terra di campo sita nel territorio di Peveranza, nel luogo detto Pasquirolo,
delimitata da una parte dalla chiesa di Sant’Ambrogio di Bollate, da
un’altra parte da una strada, da un’altra parte dalle proprietà degli eredi del
fu Giovanni Marci Martignoni e dall’altra da quelli di Marcello di
Roncate, ed è di pertiche quattro(...).
Inoltre
di una pezza di bosco sita nel suddetto territorio di Peveranza, nel luogo
detto in “Preventino”, delimitata da una parte dalla suddetta chiesa di
Sant’Ambrogio di Bollate, dall’altra parte allo stesso modo (dalla stessa
chiesa), dall’altra parte (dalla proprietà di Giovanni Martino,
dall’altra dalla proprietà degli eredi del fu (magnifico) dottor D. Nicola di
Castilio ed è di una sola pertica. Inoltre (concede il) diritto di riscuotere
la decima. L’affitto annuale consiste in (quattro) moggia e (dieci) staia di
mistura, e metà del vino prodotto dalla suddetta vigna.
Altro atto,
redatto nello stesso giorno:
Investitura
a beneficio di Francesco de Crustis
figlio del fu (?indecifrabile??) abitante nella suddetta località di
Peveranza, nello specifico di una pezza di terra sita nel territorio di
Peveranza in località detta “ad ronchi” delimitata da ogni parte dalla suddetta
cappella di Giovanni Fabio de Castilliono, salvo da una parte da cui è
delimitata dalla proprietà degli eredi del fu (...), ed è di nove pertiche. Il
fitto consiste nella metà del vino (...) Il fittavolo è zio del curato.
La chiesa è dedicata a Santa Maria.
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