giovedì 26 settembre 2019


Capitolo LVIII

1845 INSTRUMENTO D’ENFITEUSI
La Corte del Donato.




Porta la data del 3 luglio. 
Di per se è uno strumento notarile come un altro, un elenco di beni come tanti, ma quello che ci ha colpiti è l’allegata planimetria della corte, questo, come nei precedenti casi, ci permette di fare una serie di riflessioni sugli abitanti e sulla urbanizzazione del paese. 
In questa enfiteusi ovvero in questo affitto di beni, si elencano i  rapporti tra il Conte Giuseppe Archinto e la famiglia Crosta e precisamente a Francesco, Giacomo e Giovanni fratelli Crosta figli di del fu Giuseppe Antonio, già livellari del bene, quei fratelli Crosta presenti nell’Anagrafe del 1853 e residente nella Corte detta del “Donato”; I Conti Archinti sono facoltosi nobili riconosciuti a livello Internazionale, discendenti del longobardo Archinto dice la leggenda, ma, la situazione economica è disastrosa a causa di una gestione economica, che per ragione di pudore diremmo “incauta”… tanto che porta al fallimento della casata e allo smembramento e vendita da parte di un Consorzio di Creditori rappresentato da Conti Luigi[1]. Le immense proprietà di questa famiglia, distribuite in più territori, furono così vendute ai livellari o a facoltosi borghesotti che andavano affacciandosi alla finestra sociale, come nuova realtà del secolo.
Entriamo nel merito del contratto: 
Il Cortile è incluso tra il vicolo oscuro, la Contrada della Piazza[2] e del Castello[3]; viene identificato nell’atto con il mappale 326 sub 1, 2 e 3 al civico comunale n. 9. Il Teresiano conferma il sedime abitato è ci precisa esserci anche il mappale 187 destinato ad orto, ma sicuramente in questo tempo già occupato da altri edifici. 
La precedente proprietaria era la Pia Casa S. Valeria di Milano; come giunge nelle mani degli Archinto? 
Sicuramente visto la loro capacità economica e vista la presenza in molte terre del circondario quali proprietari, arrivarono qui probabilmente acquisendo patrimoni di altri nobili decaduti, vedi i Magenta ovvero degli eredi, e degli ordini religiosi smantellati dalle leggi napoleoniche ovvero la “rapina” degli Enti Ecclesiastici decretata nel 1798[4].
In questa Corte risiedono anche i Coniugi Montalbetti[5] che hanno a livello sempre dall’Archinti l’edificio sul lato sinistro d’ingresso e confinante con il vicolo oscuro e la via del castello e l’altro sedime a destra della proprietà in mappa. 
Detto livello, nasce dal passaggio tra Pietro Francesco Crosta di Cassano Magnago e i fratelli Gaspare, Baldasarre e Giò Batta Montalbetti figli del fu Carlo Giuseppe, dei diritti livellari nel 1802. Il mappale di riferimento è il 326 sub 2.
Si nomina in questo atto anche la famiglia del Giuseppe Antonio Crosta e consorti Crosti successi per eredità del fu Domenico Crosti qm Francesco. Ovvero i Montalbetti occupano quelle porzioni di edificio che nella mappa non sono identificate. E il cortile così si completa.
Perché poi nel registro d’Anagrafe del 1852 e del 1853 la Corte viene detta del Donato, lo ricaviamo dal Sommario del 1873 i Crosta qui residenti Paolo maggiore, Antonio, Giuseppe, Maria e Giovanni sono pupilli in tutela dello zio Giacomo Crosta, fratelli e sorelle del qm Giovanni detto Donato, ovvero soprannome della famiglia...il “Donato” citato in atto del 1513, quel Donato capostipite dei Saporiti, avrà qualche legame di parentela con questo ramo dei Crosta, tanto da lasciare il soprannome oppure è un caso, una coincidenza?.
Sappiamo altresì che in questa data vi saranno residenti in cortile anche i Macchi perché la Maria Crosta sposa Ambrogio Macchi detto Folet, in casa ci sono anche Antonio e Alessandro figli tutti del Luigi detto il Cetera. Vi sono anche Crosta Veneranda e Andrea pupilli in tutela di Castiglioni Antonia di lei madre detta Polirò zia e nipote, Livellari a Puricelli Guerra Giuseppe. Il quale Puricelli, molto probabilmente compra dal fallimento Archinti la proprietà ove risiede questo ramo dei Crosta.

Vi troviamo come indicazione odonomastiche via della Piazza e vicolo Oscuro. La angusta strada che attraversa l’abitato congiungendolo da nord a sud e viceversa a un nome vicolo Oscuro, direi che lo fotografa perfettamente: stretto, sempre in ombra e silente.

Di questi tre Sedimi di edifici oggetto del livello notiamo che:
nel         lotto vi è la presenza di forno;
nel    II°    lotto ecco il pozzo oggetto di questioni settecentesche;
nel   III° lotto, possiamo invece verificare la presenza di un locale di pianta quadrata, con mura molto spesse, posizionato proprio all’ingresso del cortile. 
Nella tradizione orale si identifica questo blocco come torre antica, che fu tagliata in testa per farne solaio e coprirla con tetto in laterizio. 
Nella descrizione in atto, il locale al piano terra viene identificato come cucina con camino, all’interno vi è inoltre scala per collegamento con i piani superiori, particolare del piano terra che apre un dubbio è il pertugio o apertura di minime dimensioni che è propria delle strutture difensive.
La verifica delle mappe catastali: Se nella mappa del Teresiano, troviamo purtroppo una situazione grafica non molto chiara sulla divisione di proprietà, nella mappa del 1856 invece redatta circa 12 anni dopo l’atto di enfiteusi, il cortile è decisamente meglio individuato e soprattutto la divisione ci mostra una maggior particellizzazione della proprietà dovuta alla vendita e frazionamento del patrimonio Archinti.
Quindi il percorso temporale ci consegna diverse fasi edificatorie, testimoniandoci come elemento primigenio i sedimi II° e III°  esistenti, e il sedime come realizzato tra la fine del settecento e la prima metà dell’ottocento.







[1] Così come appare nella Rubrica dei Possessori del Catasto Lombardo Veneto. Il Collegio dei Periti della R. Giunta del censimento di Milano firma tale documento in data 4 aprile 1873
[2] Via Agostino Bertani.
[3] Via Castelfidardo.
[4] Quando il direttorio esecutivo della repubblica cisalpina, autorizzato dalla legge 19 fiorile anno VI, richiamò alla nazione i beni e gli effetti appartenenti agli enti ecclesiastici.  Durante la Repubblica Cisalpina, per far fronte alle contribuzioni forzose imposte dai francesi, tra il maggio ed il luglio del 1798, furono soppresse trecentotrenta corporazioni religiose, tutte le abbazie e tutte le confraternite.
[5] AFC - Tutte le infrascritte notizie sono tratte dalla ricognizione Livellaria del 28 aprile 1802 fatta dal Cittadino Carlo Archinti a favore dei cittadini Gaspare, Baldasarre e Giò batta Montalbetti..

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