mercoledì 25 settembre 2019


Capitolo XXVII

LA PRIMA RICOSTRUZIONE DELLA CHIESA




Nell’agosto del 1619 il parroco Giò Battista Montalbetto scrive un’accorata lettera al Preosto di Gallarate  capo Pieve:
Il Curato et populo di Piperanza Pieve di Gallarate hano di nuovo fabricato la maggior parte della sua chiesa et tutta la cappella maggiore et in detta capella vorrebbero quanto prima celebrare. E chiede che detta chiesa e capella sia benedetta e sia concessa la licenza per celebrare[1].

Queste semplici parole ci raccontano della prima grande opera di pristino e rinnovamento della chiesa di S.ta Maria, purtroppo non ci fornisce nessuna descrizione dei lavori e della morfologia del fabbricato; vedremo poi nelle successive Visite Pastorali quali novità introdusse e quanto più grande fece la Chiesa. 
Si deve quindi al Montalbetto la paternità della ricostruzione di un edificio che già sentiva il peso del tempo e che doveva essere ampliato e restaurato.
Ci conferma altresì il documento che è la Pieve di Gallarate il nostro riferimento ecclesiale. Anni difficili questi per il territorio che subisce le conseguenze nefaste della guerra dei 30 anni scoppiata nel 1618 e proseguita con un escalation tale da far si che ogni angolo conosciuto avesse problemi di carestia e di malattie, Peveranza rimanendo al margine probabilmente ne subisce in parte di queste disgrazie.

Nel 1622 si compila lo Status materialis nedum Ecclesie Collegiatae er Curatae S. Marieae Asumptae burgi Gallarati, verum etiam totius Plebi[2].
Un bellissimo Tomo che elenca i beni, lo stato dei luoghi e lo stato delle anime delle Parrocchie che si trovano nella Pieve di Gallarate.
Piperantia così viene chiama la nostra località:
[c.195r] Sulla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Peveranza
Nello stesso anno, mese e giorno (delle visite precedenti), il signor visitatore accedette alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Peveranza, in cui si trova un unico altare costruito in forma (giusta?) ma non consacrato, e non possiede di sopra una mensa almeno di legno, ma solo un altare portatile, sulla cui consacrazione si dubita assai, dal momento che non si è potuto notare nessun segno di consacrazione, e lo stesso altare portatile non è coperto da una tela cerata.
E' ornato dalle mappe richieste, da quattro candelabri d'oro,  e una tabella delle preghiere segrete, poi da due sculture di angeli, e da immagini d'oro, e infine da un piccolo tabernacolo o custodia per custodire il santissimo sacramento, ma in questo non viene mai mantenuto a causa degli abitanti di questo luogo di Peveranza, che non possono manutenere l'olio per la lampada, essendo stati messi sopra due gradini di legno dei (?) di mappa a causa della loro indecorosità.
La bradella è stata da poco terminata.
C'è una finestrella che serve a un qualche fine (ma devo fare dei riscontri incrociati, dato che una parola si legge male). Il detto altare è posizionato in una cappella quadrata il cui pavimento è stato da poco coperto, le pareti sono rudi (non intonacate? Coi mattoni in vista?).
Sulla parete che si trova dietro l'altare, da cui dista un cubito o poco più, si trova appesa una icona senza "coronidibus", su cui si trova rappresentata l'Assunzione della Beata Vergine Maria.
Possiede due finestrelle laterali, chiuse soltanto da un telo.
Alla detta cappella, che volge a settentrione, vi si arriva solo mediante tre gradini di pietra, i cui superiori sono infissi a un cancello di ferro privo di due bauli (anche questo dettaglio deve essere controllato).
Questa cappella trasversa è unita con una semplice trave di legno, senza l'immagine in mezzo del Nostro Signore. Su questo altare non pesa nessuna incombenza a parte quella parrocchiale. 
Riguardo alla chiesa.
La chiesa è abbastanza ampia e capace di contenere tutto il popolo, ma finora non possiede nessuna sacrestia, ma al suo posto si trova una cappella antica, del tutto aperta,  e quasi senza suppellettili, e non c'è nessuna torre campanaria, ma una campanella è appesa a una trave di legno che sostiene al centro il tetto.
Il confessionale è vetusto e senza le tabelle richieste.
La cassetta delle elemosine esposta in chiesa per raccogliere le elemosine a nome della fabbrica è senza chiavi.
Non c'è nessun cimitero.
Quando i bambini devono essere battezzati vengono portati alla chiesa di Bolladello.
In questa chiesa è presente un legato della durata di un anno, alla cui prestazione sono tenuti il Signor Ludovico Magenta da una parte, e dall'altra Angelo de Crustis, che sono a sufficienza.
Si dice che questa chiesa sia de Jure patronato (ovvero sotto il patronato) della nobile famiglia dei Castiglioni del luogo di Castiglione, cui fu riservato il potere di scegliere il curato. 

RIGUARDO ALLA CASA PARROCCHIALE
La casa parrocchiale è contigua alla chiesa ed è rivolta a occidente.
E' composta di quattro stanze al pian terreno, ovvero la cucina, una "aulula", una cella per i vini,  e una piccola stanzetta e ci sono anche due stanze superiori.
Questa casa ha bisogno di riparazioni.
Possiede una curia molto ampia e un orto annesso.
Il rettore della chiesa è Jo Baptista Montalbetus, è dotato di questo beneficio, come c'è scritto nel suo stato personale (scritto a margine: fol 474 tergo), In casa tiene Giovanni de Ruinis Zamulo, servo personale, di 21 anni.
La rendita di questo beneficio consiste in 500 lire imperiali. Presso il parroco non si trova nessun libro parrocchiale. 

SULLA CURA DELLE ANIME:
Le anime da comunione sono 50, in totale 80. Questo beneficio parrocchiale non possiede nessuna cascina sottoposta.
Non è stato istituito in questa chiesa nessun sodalizio religioso a parte la scuola della dottrina cristiana, che è comunque riunita piuttosto di rado.
Le elemosine, che sono riunite nella chiesa e anche donate dalle famiglie al tempo delle messe, sono custodite dallo stesso curato in una cassetta munita di due chiavi, delle quali una la tiene il parroco, l'altra uno dei fabbriceri, e vengono utilizzate per le riparazioni della chiesa e per il suo ornamento.
Il parroco talvolta prende le elemosine senza la partecipazione dei deputati.
Il parroco inoltre ha mostrato il libro dei conti e una volta fatti i calcoli si scoprì creditore di 47:7 lire, che pagò con denaro proprio a nome della fabbrica il curato di Bolladello, che li diede in prestito a nome della predetta fabbrica. 


La cappella antica è l’altare della Chiesa primigenia, ci conferma quello che pensavamo ovvero che la chiesa è stata ruotata di 90° portando l’altare maggiore a nord e lasciando l’altare originario ad est con trasformazione dell’abside in cappella laterale o sacrestia.
Ci conferma che non è ancora stato costruito il fonte battesimale.
Attesta come non vi sia nessun sodalizio religioso.
Segnala che non v’è cimitero, credo più che altro che il cimitero non avesse le caratteristiche richieste dalla regola corrente, cosa probabile, visto l’ampliamento della chiesa e il disordine che regna …



[1] ASDMi. lettera del 1619. Cartella 5 Fascicolo 9 , Spedizioni Diverse. – Archivio Spirituale, Sezione X, Visita Pastorale e documenti aggiunti La lettera data 8 agosto 1619.
[2] ASBSMAGa, Cartella 11. Documento tradotto dal Dott. Mazzucco Matteo.


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