mercoledì 25 settembre 2019


Capitolo X

LA CHIESA DI PEVERANZA



Anno Domini 1289 
PREUERANZO. Ecclesia SANCTE MARIE

     Sono anni tribolati, questi che vanno a chiudere il secolo XIII°, le guerre intestine tutte milanesi tra Torriani e Visconti comportano grandi stravolgimenti nei territori Sepriesi. 
     La caduta del Castello Sepriese, come precedentemente ricordato è il culmine di tutto questo cambiamento. 
     In Milano intanto Goffredo da Bussero, descrive nel Liber, lungimirante opera che include in se una miriade di informazioni, della Milano del duecento e soprattutto dei territori che ne compongono i possedimenti. Redatto presumibilmente intorno al 1289, è un vero e proprio censimento delle strutture religiose della diocesi di Milano; E da qui, da questo indice che possiamo con certezza iniziare il racconto della Chiesa di Santa Maria perché questo è il titolo primigenio.  
Peveranza è citata tra le comunità che fanno parte della Pieve di Gallarate[1], nell’elenco delle chiese dedicate a Maria vi è scritto: Preueranzo Ecclesia Sancte Marie[2].
Intanto il Preueranzo, è l’ennesimo nome affibbiato al nostro paese da un amanuense distratto o comunque poco attento alla riscrittura corretta del luogo. La dedicazione inoltre è solo riferita a Santa Maria mancandone l’appellativo Assunta. 
  Il censimento altro non ci racconta sulla nostra località, cosa non da poco, vista la penuria di documenti e tracce relative a questo periodo.  Se per il nome di luogo, sappiamo ormai che chi scrive scrive come sente o come crede di aver capito, per la dedicazione a Santa Maria, mi rifaccio a quanto scritto dal Prof. Deiana trascrivendolo: “.. nell’Italia Longobarda, a partire dal VII secolo, si ebbe un rinnovamento del culto di Maria come madre di Dio secondo la formula di Calcedonia, ma più spesso come Madonna della Cintura o come Madonna Nera. La Vergine fu considerata per tanto dai Longobardi, più che la mediatrice del Logos Divino, la dispensatrice di grazie particolari: la fecondità, il parto e l’allattamento felici, la buona crescita dei figli. Questa profonda trasformazione del culto della Vergine è da attribuirsi soprattutto all’azione missionaria di monaci orientali, la cui predicazione non si avvalse tanto della persuasione infusa dalle dottrine, non recepibili da rozzi arimanni e da semplici coloni, ma piuttosto dalla suggestione operata dal miracolo, risolutore di ogni problema umano[3].
Determinando così una probabile costruzione della Cappella con Dedica a Santa Maria in una data prossima alla realtà longobarda, che come abbiamo visto, in Peveranza era certa e definita dalla figura di Toto e nei dintorni si legava inscindibilmente ai Monasteri di Cairate e di Torba[4]; ma a sostegno di questa tesi non abbiamo nulla, come nulla ci permette di presupporre una data di fondazione.

Anno Domini 1363 I PATRONI: I CONTI CASTIGLIONI

Le Vicende del territorio e della Ecclesia di Santa Maria, cambiano con la decisione della Nobile Famiglia Castiglioni di porre sotto la propria protezione queste terre.

Scrive il Cazzani: “ Per tutto il Trecento non si registrano episodi notevoli riguardanti il castello (di Castiglione ndr) che ospitava nella tranquillità del luogo, favorita dalla serenità apportata da discreto benessere assicurato da un patrimonio in continuo aumento, i Castiglioni già ricordati, mentre altri membri della famiglia risiedevano nei villaggi circonvicini o in città[5]”.

I Capitanei di Castiglione, sono l’esempio di cosa fosse la mediazione politica, anche se non sempre felice nell'intuizione o nelle alleanze, attraversando un periodo di grandi sconvolgimenti[6], conclusi nel 1287 con la presa e diroccamento del castello di Castiglione, mentre ancora si lavorava alla sua ricostruzione[7].
I primi anni del trecento furono ondivaghi con alleanze alterne, sino al decisivo ricongiungimento con i Visconti, definitivi vincitori nella fratricida lotta con i Della Torre. Nei primi anni del XIV secolo i Castiglioni giurarono fedeltà ai Visconti[8], punto di partenza per una importante fase di espansione politica e economica; si fondarono così le basi  per una aumentato potere politico-religioso. molte furono le alleanze e la distribuzione di incarichi laici e religiosi, si garantivano così il controllo e la salvaguardia del proprio territorio d’influenza, sia in Castelseprio che in Cairate furono posti: Guido Castiglioni[9], citato in documenti del 1272 come agente delle monache, Alberto Castiglioni, converso delle medesime religiose nel 1306, la Badessa del Monastero Guillielma de Castilliono  nel 1375[10], nel 1425 Domine Sibone de Castilliono e un secolo dopo, la Badessa Sofia Castiglioni[11], in documento del 1435 si cita Dom Petrus de Castigliono sacrosancte Mediolanensis ecclesie archipresbitero[12].
     Possiamo, anzi ne siamo sicuri a questo punto, date le coincidenti informazioni, che in Peveranza risiedeva un Castiglioni; ecco quindi in un epoca tranquilla ove i possedimenti della Gens Castillionea potevano esser implementati, dimostrare da parte di questi, grande acume e attenzione verso i propri possedimenti, attraverso la costituzione di Patronati che permettevano alla famiglia la fidelizzazione delle terre e dei loro abitanti.

Tra le altre Cappellanie erette che indicano quindi una presenza e un affermazione del proprio potere vi sono quelle di: Abbiate Guazzone (1570-1773), Besozzo (1380-1836), Binago (1583-1795),Bussero (1421-1859), Carnago (1548-1839), Caronno Ghiringhello (1485), Cislago (1481-1763), Dugnano (1466-1819), Cassano Magnago (1271-1817), Gornate Inferiore (1608-1799), Solbiate Arno (1442-1859), Tradate (1368-1832), Venegono Inferiore (1493-1815), Venegono Superiore (1603-1816) tutte dotate di terre e benefici in denaro[13].

Tra gli anni 1363  e 1368 avviene l’Istituzione della Cappellania, attraverso uno scritto rogato dai Notai Ambrosolo Anesi e Bellino Martini si testimonia del loro impegno nel mantenimento della Chiesa di Peveranza.

Nelle scritture conservate presso l’archivio Conti Castiglioni non vi è traccia di parroco reggente[14] evidenziando così la mera funzione simbolica del luogo; si cita questo atto ma non se ne conserva copia, anzi si afferma che non ne esiste perché negli archivi di famiglia si trovano solo tracce e memorie scritte ma non l’originale.

La chiesa di Peveranza venne quindi assoggettata ai Castiglioni, in concreto voleva dire che veniva applicato lo  jus patronatus, cioè un diritto concesso su un altare di una chiesa ad una famiglia. Tecnicamente era il diritto di proteggere nel senso di mantenere con le rendite, fossero esse determinate dall’affitto di terre o eventuali lasciti in denaro, la presenza di un Sacerdote in un determinato luogo.

In genere lo jus patronatus era associato allo jus presentandi cioè il diritto da parte della famiglia di presentare il sacerdote o il chierico adatto ad essere investito cioè a possedere il beneficio[15], cosa che avvenne successivamente sino a tutto il 1800 concludendosi con Don Samuele Orio parroco sino al 1928, come vedremo.

Quale lo scopo di questi meccanismi reddituali e di autonomia delle Realtà religiose presenti nelle terre del Seprio? ad una prima lettura era evidente che così si potessero ottenere molteplici vantaggi: fedeltà e benevolenza della popolazione, presenza di uomini di fiducia, gestione dei beni diretta dalla famiglia o da suoi affiliati e infine controllo del territorio.  

Resta il fatto, assodato, che con questo gesto la famiglia Castiglioni lega inscindibilmente il suo nome ai destini del nostro paese e soprattuto controlla un area che  dipendeva religiosamente dalla Pieve di Gallarate, dalla quale partivano i Canonici verso queste comunità, cosa non di poco conto per la nobiltà dell’epoca.
Anno Domini 1398 Il Liber notitiae sanctorum Mediolani

L’anno 1398 ci consegna con il Liber notitiae sanctorum Mediolani[16], la conferma della presenza e quindi dell’esistenza in vita della nostra Chiesa. Anche questo un censimento delle chiese definito catalogo, ma più prosaicamente registro dei beni e delle proprietà della chiesa,  “inventaria” la nostra, in Pieve di Gallarate come Cappella S. Marie de Peveranzio con un patrimonio di Lire 1, Soldi 15 e Denari 7; ed accade 20 anni circa dopo la costituzione della Cappellania da Parte dei Castiglioni, dando già così descrizione della natura religiosa e in un certo senso della dimensione catecumenale del luogo, sicuro era che dalla Pieve di Gallarate si spostava il canonico che officiava in questa minuscola comunità e che vi era per grazia di Dio e dei Castiglioni una rendita. Un piccolo appunto la dedicazione anche qui come nel Liber è Santa Maria, e non Santa Maria Assunta.
Anno Domini1422 Ulteriori Informazioni  
Peveranza rientrava a questo punto in un notevole scacchiere ove si muovevano di volta in volta pedine che determinavano vantaggi e equilibri politici alla Nobile famiglia Castiglionese.
Non abbiamo a conoscere il nome del residente Castiglionese nell’epoca del patronato, sappiamo che oltre i beni dati in dono alla chiesa di Peveranza, vi erano sul territorio cospicui beni in terreni e sedimi (case coloniche) che fornivano alle Cappellanie Maggiori, Beata Vergine Maria e dei Santi Stefano e Lorenzo, di Castiglione Olona rendite e decime, queste erette presumibilmente negli anni tra il 1422 e il 1435[17], sono successive allo Jus Patronato e accedono a benefici su beni già di possesso dei Castiglioni in Peveranza[18]. Altre due Cappellanie, fondate nel anno 1437[19], quella del Santissimo Corpo di Cristo e dei quattro Dottori, hanno in elenco beni dotali quali terre e sedimi in Peveranza[20].

Il testamento del 26 settembre 1435 ci dice che Gabrio di Antonio (o Antoniolo) Castiglioni, ha possedimenti in Peveranza e decide che metà di questi beni passino alla Cappellania di S. Giovanni Battista nella Chiesa di S. Lorenzo in Castiglione[21].
Il Parroco di Peveranza dal 1502 al 1551 fu Giò Antonio Castiglioni, nei documenti viene definito proposto e egli abita in Peveranza.
Quanti beni possedevano i famigli Castiglioni in Peveranza?

Sappiamo dallo Stato delle Anime del 1574, di cui parleremo ampiamente in seguito,  che tutte le case da Massaro sono di proprietà di vari signori Castiglioni e questo è già un indice di dominio totale del territorio. Come ne erano entrati in possesso?
Sicuramente giocò molto la presenza della famiglia nel contesto del Contado che molto probabilmente all’atto della sua parcellizzazione, fu suddiviso tra i casati della zona e vuoi per influenza, vuoi per le alleanze di cui sopra, i milanesi molto probabilmente intrecciarono i loro destini economici con i potentati locali, con lo scopo di servirsene e di addolcire i comportamenti dispotici e  tirannici che essi imponevano sui loro sudditi, fossero essi stati poveracci o villici, o nobili.   


Anno Domini 1449 IL PRIMO CURATO
E’ il primo documento conosciuto che ci testimonia la presenza di un canonico che da Gallarate sede Plebana, si spostava per officiare in quel di Peveranza, Infatti ci testimonia come, Johannes de Porris è domino presbitere e beneficiario e rettore della Santa Maria in luogo di Peveranza.

7 Ottobre [22]: Venerabilis dominus Petrus de Lasuti (?) beneficiatus et rector ecclesiae sancti Alexandri de Albizzate et dominus presbiter Johannes de Porris beneficiatus et rector Sancte Marie loci Peverantio, ambo capitolari totius plebis Gallarate.... affirmarunt et... allectione facta in dominum presbiterum Petrum de Bossis et convocata perinde facta in ecclesia Sancte Marie Gallarati..... per mortem domini presbiteri Cristophori de Rattis olim canonici... elligerunt.... actus in domo Francesci Bossi prepositi ecclesie San Johannis de Castroseprio in Carnago. Testes: Simone Nigri beneficiarius ecclesie sancti Mauritii Sulbiatis et Petrus De Pusterla fq D Donato de Tradate[23]

Memo: Santa Maria e non Santa Maria Assunta.

Anno Domini 1478 IL PRIMO CURATO STABILE CON L’OBBLIGO DELLA CURA DELLE ANIME

L’Avvocato Francesco Castiglioni, nella sterminata raccolta di notizie e relazioni sulla storia della sua famiglia, documenta anche vicende relative al Patronato Peveranzese[24], d’altronde chi domina i territori di questi vuole averne cura e soprattutto notizia. Evidenziamo solo che le cronache sono supportate da documenti e carteggi dattiloscritti dal Castiglioni, riordinati da Mons. Cazzani e, quindi per alcuni frangenti ci dovremo fidare di quanto da lui trascritto, speriamo correttamente. Partiamo da questo suo manoscritto che ci riferisce:
13 novembre , Asservimento di congrua fatta dalli Nobili Castiglioni (Conti Feudatari di Venegono S.) – Rogante Tomaso Castiglioni -[25] .
In quest’anno i Nobili Castiglioni attraverso l’aumento della Dote, ottengono che la Cappellania si trasformi in Parrocchia e che il Curato reggente si impegni con la condizione che esso e i suoi successori da quell’epoca in avanti dovessero «esercire» la cura delle anime:

Parrocchiale di Peveranza, Nell’epoca intrascritta eravi in questo Luogo un Sacerdote senza obbligo della Cura delle Anime e questi era il Ven. Giò Cagnola. Vari Nobili Castiglioni eriggono il Beneficio Parrocchiale in Peveranza donando alcuni beni al Ve. Gio_ Cagnola che possedeva la Cappellania della B.V. Maria ivi esistente a condizione che esso, e li suoi successori da quell’epoca in avanti dovessero esercire la cura delle anime in detto luogo di Peveranza[26].

Abbiamo inoltre conferma che fosse già residente in paese da prima di questa importante dotazione. Una nota posta in calce ad un atto notarile del 27 giugno 1470, con il quale il sacerdote Anselmo Caccia[27] già Scolastico e ora titolare di una delle due Cappellanie del SS. Corpo di Cristo in Chiesa di Villa, fece una locazione al Cagnola titolare appunto della Cappellania di Peveranza, nel quale luogo si trovava gran parte dei beni di ragione dei Benefici Medesimi[28]. 

Compare così, sino a smentita, il primo parroco stanziale di Peveranza; lo si convince a restare in questa landa isolata, con buoni motivi, tenuto conto che la Pieve di riferimento è Gallarate da farsi attraverso brughiere e campi in circa due ore di buon cammino,  be non doveva esser così facile il decidere di fermarsi qui.

A supporto di quanto scritto si veda la risposta al Questionario della Visita Pastorale del 1905 (in Castiglione), dove l’arciprete Barili, ci  descrive questa situazione: “Beneficio (soppresso) della B. V.  e dei Santi Stefano e Lorenzo. Oneri da determinarsi conforme alla fondiaria (dov’è). Riservato l’Usufrutto al Sac. Orio di Peveranza (perché e per quale atto). Rendita del Debito Pubblico gennaio 1900. Semestrali Lorde L. 65,50[29]. L’arciprete annota anche che “ è impossibile avere le indicazioni richieste sui molti beni ecclesiastici soppressi dalle recenti leggi civili, in questa Parrocchia, sia dall’Archivio Parrocchiale (Castiglione ndr), dal quale, non si sa bene per opera di chi, devono essere fatti scomparire molti documenti, anche relativi ai benefici soppressi[30]”, questo a significare che non sempre si erano rispecchiati i dettami e gli interessi del Cardinal Branda, ma molte volte si erano fatti concretamente gli interessi di molti famigliari che approfittavano a piene mani delle rendite dei benefici, che era bene a questo punto sparissero le prove di tali misfatti[31].
Don Samuele Orio Parroco di Peveranza, il 17 febbraio 1905, scrisse al Conte Francesco ringraziandolo, nella speranza che l’assegno sia continuato stabilmente, senza pericolo che abbiano a insorgere contestazioni o difficoltà: “e questo lo dico non tanto per me e l’attuale carissimo Arciprete di Castiglione, amico e compaesano, ma nell’interesse dei poveri Parroci di Peveranza, pei quali tale assegno riesce veramente opera di carità[32].
Questi a riprova di quanto sopra sostenuto e cioè che il Cagnola fu convinto non solo dalla dote di terreni e decime, ma soprattutto dalla possibile rendita determinata dal contributo in denaro versata non sappiamo se annualmente o semestralmente dai Castiglioni attraverso le Cappellanie, questo ovvio per permettere a lui e ai suoi successori, che venivano nominati dai Castiglioni, una vita decorosa o perlomeno accettabile nella landa peveranzese. A conferma di ciò i beni dotali della Cappellania vennero elencati, il 29 luglio 1583, dal titolare sac. Gerolamo Cattaneo; essi consistevano in case coloniche, terreni e decime in Peveranza[33], ma di questo atto pur citato negli archivi non ho trovato traccia.

Anno Domini 1505  in morte del Rev. Cagnola
1505 - 1 novembre -  Nomina dei Nobili Castiglioni alla Parrocchia di Peveranza VACANTE, per la morte del Rev.do Gioanni Cagnola, del Reverendo Giò Antonio Castiglioni fu Ottone – Rogito Tomaso Castiglioni Notaro in Milano -[34]. 

Anno Domini 1551 Da Gallarate arriva il Rev. Grampa


1551 – 14/15/17 Febbraio – Nomina, Istituzione e Possesso del Rev.do Tomaso Grampi voluto dal Preosto di Gallarà – Rogito Antenore Castiglioni -[35]

Questo fatto ancora una volta ci conferma come la Pieve di Gallarate è il nostro saldo e indiscutibile punto di riferimento; da lì vengono i parroci da li vengono i riscossori delle tasse ade esso noi siamo soggetti come comunità e ad esso rispondiamo civilmente, giuridicamente, politicamente, con esso condividiamo le vicende militari e le vicende tragiche che coinvolgerano il Feudo gallaratese; da li viene la nostra cifra dialettica, ovvero Gallarate ci influenza talmente tanto che la nostra parlata, il nostro dialetto è lontano, lontanissimo dalla parlata dialettale cairatese, con sfumature, accenti e pronunce che ci fanno capire quanto siamo lontani dalla valle e quanto siamo vicini al territorio di Gallarate, di questo ne parleremo in uno specifico capitolo dedicato al dialetto Peveranzese e alle sue influenze e distanze dal Cairatese e dal valligiano Olonese.


[2]Il "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani" scritto dal canonico Goffredo da Bussero circa l'anno 1280, contiene l'elenco di quasi tutte le chiese ed altari della diocesi, ordinato in base al Santo Titolare.
[3]Cairate Anno 1000, Documenti per la Storia del Territorio di Cairate – dalle origini all’Alto Medioevo -, A. Deiana, Longobardi nel territorio di Cairate. Pp. 97-101. Ed. Lativa.
[4] Ogni anno, in Seprium, il 25 marzo, si celebrava, secondo il rito orientale, la festa patronale di S. Maria e si teneva una grande fiera a cui conveniva una folla numerosissima, indicazione questa di una venerazione consolidata nel territorio già da tempo, nel VII e VIII secolo risorse un abitato civile accanto al castrum; nei primi anni del secolo VII fu fondato il monastero benedettino di Turba. Fonte: http://www.castelseprio.net .
[5] E. Cazzani, Castiglione Olona nella storia e nell’arte, Mazzucchelli Celluloide, Milano , 1966. Pg. 256
[6] Dall’assedio del 1071 da parte dei Milanesi, all’alleanza con il Barbarossa del 1161 al fianco di Castelseprio ma distinguendosi da esso e cercando anche attraverso Milano di restare autonoma. Ai suoi Nobili consanguinei: il 25 ottobre 1241 viene eletto al soglio di Pietro, Goffredo da Castiglione, sarà Papa solo per 17 giorni. 
[7] Smantellato dai Torriani, nel 1271 il castello di Castiglione dovette essere presto riattato, poiché divenne la residenza di Guido Castiglioni. E. Cazzani, Castiglione Olona nella storia e nell’arte, Mazzucchelli Celluloide, Milano , 1966. Pg. 254.
[8]E. Cazzani, op. cit. p. 86.
[9] A. Piantanida, op. cit. p. 53: gli stretti rapporti fra i Castiglioni e il Monastero, le testimonianze sono numerose (anche se piuttosto tarde). Nelle investiture del 1272 appare come procuratore del monastero dom. Guido Longus de Castilliono, che è proprietario di terre nella zona e, da alcune indicazioni delle coerenze, sembra essere affittuario di poca terra del Monastero, mentre in tutte le investiture del 1306 a rappresentare la badessa e le monache è Albertus f. q. dom. Guidonis de Castellionus “conversus monasterii Sacncte Marie de loco de Cairate”.
[10]A. Piantanida, op. cit. p. 53.
[11] E. Cazzani, op. cit. pg. 609.
[12] A. Piantanida, op. cit..p. 54.
[13]E. Cazzani, op. cit.pg. 507.
[14] ACC, la Cappelania di Peveranza.
[15] Wikipedia
[16] Liber notitiae sanctorum Mediolani. Manoscritto della Biblioteca Capitolare di Milano, a cura di M. Magistretti, U. Monneret de Villard, Milano, 1917.
[17] E. Cazzani, op. cit. pg. 504.
[18] E. Cazzani, op. cit. pg. 609.
[19] E. Cazzani, op. cit. pg. 507.
[20] E. Cazzani, op. cit. pg. 508.
[21] E. Cazzani, op. cit. pg. 512.
[22] ASMi. Notarile, Appendice 13, Notaio Carnaghi Giovanni.
[23] Il Professor Mazzucchi, sempre lui, trova documenti incredibili e soprattutto essendo un fine ricercatore e un’esperto della materia, mi stupisce ogni volta con la semplicità con cui mi spiega fatti e misfatti, curiosità e motivi per cui si scriveva in un modo oppure nell’altro.
[24] E. Cazzani, L’Archivio Castiglioni in Castiglione Olona.  Castelseprio 1986.
[25] ACC, cartella 37, fascicolo 1.
[26] ACC, cartella 37, fascicolo 1.
[27] E. Cazzani, op. cit.  pg. 395, Arciprete Pietro II Castiglioni;.
[28] E. Cazzani, op. cit.  pg. 507.
[29] E. Cazzani, op. cit.  pg. 506.
[30] E. Cazzani, op. cit.  pg. 506.
[31] “Gli effetti perniciosi delle Cappellanie derivati a tutta la famiglia Castiglioni sono così sintetizzati dal Litta: una folla di arcipreti e di canonici empié i cataloghi della Collegiata senza che alcuno di essi abbia voluto abbandonare l’ozio e gli agi di un canonicato per consacrarsi a Dio né tumulti del mondo; che se alcuno in seguito aumentò il catalogo dé prelati di famiglia, non cominciò la carriera fra i canonici di Castiglione.” E. Cazzani, op. cit.  pg. 520.
[32] E. Cazzani, op. cit.  pg. 506. Lettera autentica contenuta negli archivi Castiglioni cartella 37 fascicolo 2.
[33] E. Cazzani, op. cit.  pg. 508.
[34] ACC, cartella 37, fascicolo 1.
[35] ACC, cartella 37, fascicolo 1.



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