Capitolo X
LA
CHIESA DI PEVERANZA
Anno Domini 1289
PREUERANZO. Ecclesia SANCTE MARIE
PREUERANZO. Ecclesia SANCTE MARIE
Sono anni tribolati, questi che vanno a
chiudere il secolo XIII°, le guerre intestine tutte milanesi tra Torriani e
Visconti comportano grandi stravolgimenti nei territori Sepriesi.
La caduta del Castello Sepriese, come precedentemente ricordato è il culmine di tutto questo cambiamento.
In Milano intanto Goffredo da Bussero, descrive nel Liber, lungimirante opera che include in se una miriade di informazioni, della Milano del duecento e soprattutto dei territori che ne compongono i possedimenti. Redatto presumibilmente intorno al 1289, è un vero e proprio censimento delle strutture religiose della diocesi di Milano; E da qui, da questo indice che possiamo con certezza iniziare il racconto della Chiesa di Santa Maria perché questo è il titolo primigenio.
Peveranza è citata tra le comunità che fanno parte della Pieve di Gallarate[1], nell’elenco delle chiese dedicate a Maria vi è scritto: Preueranzo Ecclesia Sancte Marie[2].
La caduta del Castello Sepriese, come precedentemente ricordato è il culmine di tutto questo cambiamento.
In Milano intanto Goffredo da Bussero, descrive nel Liber, lungimirante opera che include in se una miriade di informazioni, della Milano del duecento e soprattutto dei territori che ne compongono i possedimenti. Redatto presumibilmente intorno al 1289, è un vero e proprio censimento delle strutture religiose della diocesi di Milano; E da qui, da questo indice che possiamo con certezza iniziare il racconto della Chiesa di Santa Maria perché questo è il titolo primigenio.
Peveranza è citata tra le comunità che fanno parte della Pieve di Gallarate[1], nell’elenco delle chiese dedicate a Maria vi è scritto: Preueranzo Ecclesia Sancte Marie[2].
Intanto
il Preueranzo,
è l’ennesimo nome affibbiato al nostro paese da un amanuense distratto o
comunque poco attento alla riscrittura corretta del luogo. La dedicazione
inoltre è solo riferita a Santa Maria mancandone l’appellativo Assunta.
Il censimento altro non ci racconta sulla nostra località, cosa non da poco, vista la penuria di documenti e tracce relative a questo periodo. Se per il nome di luogo, sappiamo ormai che chi scrive scrive come sente o come crede di aver capito, per la dedicazione a Santa Maria, mi rifaccio a quanto scritto dal Prof. Deiana trascrivendolo: “.. nell’Italia Longobarda, a partire dal VII secolo, si ebbe un rinnovamento del culto di Maria come madre di Dio secondo la formula di Calcedonia, ma più spesso come Madonna della Cintura o come Madonna Nera. La Vergine fu considerata per tanto dai Longobardi, più che la mediatrice del Logos Divino, la dispensatrice di grazie particolari: la fecondità, il parto e l’allattamento felici, la buona crescita dei figli. Questa profonda trasformazione del culto della Vergine è da attribuirsi soprattutto all’azione missionaria di monaci orientali, la cui predicazione non si avvalse tanto della persuasione infusa dalle dottrine, non recepibili da rozzi arimanni e da semplici coloni, ma piuttosto dalla suggestione operata dal miracolo, risolutore di ogni problema umano”[3].
Il censimento altro non ci racconta sulla nostra località, cosa non da poco, vista la penuria di documenti e tracce relative a questo periodo. Se per il nome di luogo, sappiamo ormai che chi scrive scrive come sente o come crede di aver capito, per la dedicazione a Santa Maria, mi rifaccio a quanto scritto dal Prof. Deiana trascrivendolo: “.. nell’Italia Longobarda, a partire dal VII secolo, si ebbe un rinnovamento del culto di Maria come madre di Dio secondo la formula di Calcedonia, ma più spesso come Madonna della Cintura o come Madonna Nera. La Vergine fu considerata per tanto dai Longobardi, più che la mediatrice del Logos Divino, la dispensatrice di grazie particolari: la fecondità, il parto e l’allattamento felici, la buona crescita dei figli. Questa profonda trasformazione del culto della Vergine è da attribuirsi soprattutto all’azione missionaria di monaci orientali, la cui predicazione non si avvalse tanto della persuasione infusa dalle dottrine, non recepibili da rozzi arimanni e da semplici coloni, ma piuttosto dalla suggestione operata dal miracolo, risolutore di ogni problema umano”[3].
Determinando
così una probabile costruzione della Cappella con Dedica a Santa Maria in una
data prossima alla realtà longobarda, che come abbiamo visto, in Peveranza era
certa e definita dalla figura di Toto e nei dintorni si legava inscindibilmente
ai Monasteri di Cairate e di Torba[4]; ma
a sostegno di questa tesi non abbiamo nulla, come nulla ci permette di presupporre
una data di fondazione.
Anno Domini 1363 I PATRONI: I CONTI CASTIGLIONI
Le
Vicende del territorio e della Ecclesia
di Santa Maria, cambiano con la decisione della Nobile Famiglia Castiglioni
di porre sotto la propria protezione queste terre.
Scrive il Cazzani: “ Per tutto il Trecento non si registrano episodi notevoli riguardanti il castello (di Castiglione ndr) che ospitava nella tranquillità del luogo, favorita dalla serenità apportata da discreto benessere assicurato da un patrimonio in continuo aumento, i Castiglioni già ricordati, mentre altri membri della famiglia risiedevano nei villaggi circonvicini o in città[5]”.
I Capitanei di Castiglione, sono l’esempio di cosa fosse la mediazione politica, anche se non sempre felice nell'intuizione o nelle alleanze, attraversando un periodo di grandi sconvolgimenti[6], conclusi nel 1287 con la presa e diroccamento del castello di Castiglione, mentre ancora si lavorava alla sua ricostruzione[7].
I primi anni del
trecento furono ondivaghi con alleanze alterne, sino al decisivo
ricongiungimento con i Visconti, definitivi vincitori nella fratricida lotta
con i Della Torre. Nei primi anni del XIV secolo i Castiglioni giurarono
fedeltà ai Visconti[8],
punto di partenza per una importante fase di espansione politica e economica;
si fondarono così le basi per una
aumentato potere politico-religioso. molte furono le alleanze e la
distribuzione di incarichi laici e religiosi, si garantivano così il controllo e la salvaguardia del proprio
territorio d’influenza, sia in Castelseprio che in Cairate furono posti: Guido Castiglioni[9],
citato in documenti del 1272 come agente delle monache, Alberto Castiglioni, converso delle medesime religiose nel 1306, la
Badessa del Monastero Guillielma de
Castilliono nel 1375[10],
nel 1425 Domine Sibone de Castilliono
e un secolo dopo, la Badessa Sofia
Castiglioni[11], in documento del 1435 si cita
Dom Petrus de Castigliono “sacrosancte
Mediolanensis ecclesie archipresbitero”[12].
Possiamo, anzi ne siamo sicuri a questo punto, date le coincidenti
informazioni, che in Peveranza risiedeva un Castiglioni; ecco quindi in
un epoca tranquilla ove i possedimenti della Gens Castillionea potevano esser implementati, dimostrare da parte
di questi, grande acume e attenzione verso i propri possedimenti, attraverso la
costituzione di Patronati che permettevano alla famiglia la fidelizzazione
delle terre e dei loro abitanti.
Tra le altre Cappellanie erette che indicano quindi una presenza e un affermazione del proprio potere vi sono quelle di: Abbiate Guazzone (1570-1773), Besozzo (1380-1836), Binago (1583-1795),Bussero (1421-1859), Carnago (1548-1839), Caronno Ghiringhello (1485), Cislago (1481-1763), Dugnano (1466-1819), Cassano Magnago (1271-1817), Gornate Inferiore (1608-1799), Solbiate Arno (1442-1859), Tradate (1368-1832), Venegono Inferiore (1493-1815), Venegono Superiore (1603-1816) tutte dotate di terre e benefici in denaro[13].
Tra gli anni 1363 e 1368
avviene l’Istituzione della Cappellania, attraverso uno scritto rogato dai
Notai Ambrosolo Anesi e Bellino Martini si testimonia del loro impegno nel
mantenimento della Chiesa di Peveranza.
Nelle scritture conservate presso l’archivio Conti
Castiglioni non vi è traccia di parroco reggente[14]
evidenziando così la mera funzione simbolica del luogo; si cita questo atto ma
non se ne conserva copia, anzi si afferma che non ne esiste perché negli
archivi di famiglia si trovano solo tracce e memorie scritte ma non l’originale.
La chiesa di Peveranza venne quindi assoggettata ai
Castiglioni, in concreto voleva dire che veniva applicato lo jus patronatus, cioè un diritto
concesso su un altare di una chiesa ad una famiglia. Tecnicamente era il
diritto di proteggere nel senso di mantenere con le rendite,
fossero esse determinate dall’affitto di terre o eventuali lasciti in denaro,
la presenza di un Sacerdote in un determinato luogo.
In genere lo jus patronatus era associato
allo jus presentandi cioè il diritto da parte della famiglia di
presentare il sacerdote o il chierico adatto ad essere investito cioè a
possedere il beneficio[15],
cosa che avvenne successivamente sino a tutto il 1800 concludendosi con Don
Samuele Orio parroco sino al 1928, come vedremo.
Quale lo scopo di questi meccanismi reddituali e di
autonomia delle Realtà religiose presenti nelle terre del Seprio? ad una prima
lettura era evidente che così si potessero ottenere molteplici vantaggi:
fedeltà e benevolenza della popolazione, presenza di uomini di fiducia,
gestione dei beni diretta dalla famiglia o da suoi affiliati e infine controllo
del territorio.
Resta il fatto, assodato, che con questo gesto la famiglia Castiglioni lega
inscindibilmente il suo nome ai destini del nostro paese e soprattuto controlla
un area che dipendeva religiosamente
dalla Pieve di Gallarate, dalla quale partivano i Canonici verso queste
comunità, cosa non di poco conto per la nobiltà dell’epoca.
Anno Domini 1398 Il Liber
notitiae sanctorum Mediolani
L’anno 1398 ci consegna con il Liber notitiae sanctorum Mediolani[16], la
conferma della presenza e quindi dell’esistenza in vita della nostra Chiesa. Anche
questo un censimento delle chiese definito catalogo, ma più prosaicamente
registro dei beni e delle proprietà della chiesa, “inventaria” la nostra, in Pieve di Gallarate
come Cappella S. Marie de Peveranzio con un
patrimonio di Lire 1, Soldi 15 e Denari 7; ed accade 20 anni circa dopo la
costituzione della Cappellania da Parte dei Castiglioni, dando già così
descrizione della natura religiosa e in un certo senso della dimensione
catecumenale del luogo, sicuro era che dalla Pieve di Gallarate si spostava il
canonico che officiava in questa minuscola comunità e che vi era per grazia di
Dio e dei Castiglioni una rendita. Un piccolo appunto la dedicazione anche qui
come nel Liber è Santa Maria, e non Santa Maria Assunta.
Anno Domini1422 Ulteriori
Informazioni
Peveranza rientrava a questo punto in un notevole
scacchiere ove si muovevano di volta in volta pedine che determinavano vantaggi
e equilibri politici alla Nobile famiglia Castiglionese.
Non abbiamo a conoscere il nome del residente
Castiglionese nell’epoca del patronato, sappiamo che oltre i beni dati in dono
alla chiesa di Peveranza, vi erano sul territorio cospicui beni in terreni e
sedimi (case coloniche) che fornivano alle Cappellanie Maggiori, Beata Vergine Maria e dei Santi Stefano e Lorenzo, di
Castiglione Olona rendite e decime, queste erette presumibilmente negli anni
tra il 1422 e il 1435[17],
sono successive allo Jus Patronato e accedono a benefici su beni già di possesso dei Castiglioni in Peveranza[18].
Altre due Cappellanie, fondate nel anno 1437[19],
quella del Santissimo Corpo di Cristo
e dei quattro Dottori, hanno in
elenco beni dotali quali terre e sedimi in Peveranza[20].
Il testamento del 26 settembre 1435 ci dice che Gabrio di Antonio (o Antoniolo) Castiglioni, ha possedimenti in Peveranza e decide che metà di questi beni passino alla Cappellania di S. Giovanni Battista nella Chiesa di S. Lorenzo in Castiglione[21].
Il Parroco di Peveranza dal 1502 al 1551 fu Giò Antonio Castiglioni, nei
documenti viene definito proposto e egli abita in Peveranza.
Quanti beni possedevano i famigli Castiglioni in Peveranza?
Sappiamo dallo Stato delle Anime del 1574, di cui parleremo ampiamente in
seguito, che tutte le case da Massaro
sono di proprietà di vari signori Castiglioni e questo è già un indice di dominio
totale del territorio. Come ne erano entrati in possesso?
Sicuramente giocò molto la presenza della famiglia
nel contesto del Contado che molto probabilmente all’atto della sua
parcellizzazione, fu suddiviso tra i casati della zona e vuoi per influenza,
vuoi per le alleanze di cui sopra, i milanesi molto probabilmente intrecciarono
i loro destini economici con i potentati locali, con lo scopo di servirsene e
di addolcire i comportamenti dispotici e tirannici che essi imponevano sui loro
sudditi, fossero essi stati poveracci o villici, o nobili.
Anno Domini 1449 IL PRIMO CURATO
E’ il primo documento conosciuto
che ci testimonia la presenza di un canonico che da Gallarate sede Plebana, si
spostava per officiare in quel di Peveranza, Infatti ci testimonia come,
Johannes de Porris è domino presbitere e beneficiario e rettore della Santa
Maria in luogo di Peveranza.
7 Ottobre [22]: Venerabilis dominus Petrus de Lasuti (?)
beneficiatus et rector ecclesiae sancti Alexandri de Albizzate et dominus
presbiter Johannes de Porris
beneficiatus et rector Sancte Marie loci Peverantio, ambo capitolari totius
plebis Gallarate.... affirmarunt et... allectione facta in dominum presbiterum
Petrum de Bossis et convocata perinde facta in ecclesia Sancte Marie
Gallarati..... per mortem domini presbiteri Cristophori de Rattis olim
canonici... elligerunt.... actus in domo Francesci Bossi prepositi ecclesie San
Johannis de Castroseprio in Carnago. Testes: Simone Nigri beneficiarius ecclesie
sancti Mauritii Sulbiatis et Petrus De Pusterla fq D Donato de Tradate[23].
Memo: Santa Maria e non Santa
Maria Assunta.
Anno
Domini 1478 IL PRIMO CURATO STABILE CON L’OBBLIGO DELLA
CURA DELLE ANIME
L’Avvocato Francesco Castiglioni, nella sterminata raccolta di notizie e relazioni sulla storia della sua famiglia, documenta anche vicende relative al Patronato Peveranzese[24], d’altronde chi domina i territori di questi vuole averne cura e soprattutto notizia. Evidenziamo solo che le cronache sono supportate da documenti e carteggi dattiloscritti dal Castiglioni, riordinati da Mons. Cazzani e, quindi per alcuni frangenti ci dovremo fidare di quanto da lui trascritto, speriamo correttamente. Partiamo da questo suo manoscritto che ci riferisce:
13 novembre , Asservimento di congrua fatta dalli Nobili Castiglioni (Conti
Feudatari di Venegono S.) – Rogante Tomaso Castiglioni -[25]
.
In quest’anno i Nobili Castiglioni attraverso l’aumento della Dote,
ottengono che la Cappellania si trasformi in Parrocchia e che il Curato
reggente si impegni con la condizione che esso e i suoi successori da
quell’epoca in avanti dovessero «esercire» la cura delle anime:
Parrocchiale di Peveranza, Nell’epoca intrascritta
eravi in questo Luogo un Sacerdote senza obbligo della Cura delle Anime e
questi era il Ven. Giò Cagnola. Vari Nobili Castiglioni eriggono il Beneficio
Parrocchiale in Peveranza donando alcuni beni al Ve. Gio_ Cagnola che
possedeva la Cappellania della B.V. Maria ivi esistente a condizione che esso,
e li suoi successori da quell’epoca in avanti dovessero esercire la cura delle
anime in detto luogo di Peveranza[26].
Abbiamo inoltre conferma che fosse già residente in paese da prima di
questa importante dotazione. Una nota posta in calce ad un atto notarile del 27
giugno 1470, con il quale il sacerdote Anselmo Caccia[27]
già Scolastico e ora titolare di una delle due Cappellanie del SS. Corpo di
Cristo in Chiesa di Villa, fece una locazione al Cagnola titolare
appunto della Cappellania di Peveranza, nel
quale luogo si trovava gran parte dei beni di ragione dei Benefici Medesimi[28].
Compare così, sino a smentita, il primo parroco stanziale di Peveranza;
lo si convince a restare in questa landa isolata, con buoni motivi, tenuto
conto che la Pieve di riferimento è Gallarate da farsi attraverso brughiere e
campi in circa due ore di buon cammino,
be non doveva esser così facile il decidere di fermarsi qui.
A supporto di quanto scritto si veda la risposta al Questionario della
Visita Pastorale del 1905 (in Castiglione), dove l’arciprete Barili, ci descrive questa situazione: “Beneficio (soppresso) della B. V. e dei Santi Stefano e Lorenzo. Oneri da
determinarsi conforme alla fondiaria (dov’è). Riservato l’Usufrutto al Sac.
Orio di Peveranza (perché e per quale atto). Rendita del Debito Pubblico
gennaio 1900. Semestrali Lorde L. 65,50”[29].
L’arciprete annota anche che “ è
impossibile avere le indicazioni richieste sui molti beni ecclesiastici
soppressi dalle recenti leggi civili, in questa Parrocchia, sia dall’Archivio
Parrocchiale (Castiglione ndr), dal quale, non si sa bene per opera di chi,
devono essere fatti scomparire molti documenti, anche relativi ai benefici
soppressi[30]”, questo a significare che
non sempre si erano rispecchiati i dettami e gli interessi del Cardinal Branda,
ma molte volte si erano fatti concretamente gli interessi di molti famigliari
che approfittavano a piene mani delle rendite dei benefici, che era bene a
questo punto sparissero le prove di tali misfatti[31].
Don Samuele Orio Parroco di Peveranza, il
17 febbraio 1905, scrisse al Conte Francesco ringraziandolo, nella speranza che
l’assegno sia continuato stabilmente, senza pericolo che abbiano a insorgere
contestazioni o difficoltà: “e questo lo
dico non tanto per me e l’attuale carissimo Arciprete di Castiglione, amico e
compaesano, ma nell’interesse dei poveri Parroci di Peveranza, pei quali tale
assegno riesce veramente opera di carità”[32].
Questi a riprova di quanto sopra sostenuto e cioè che il Cagnola fu
convinto non solo dalla dote di terreni e decime, ma soprattutto dalla
possibile rendita determinata dal contributo in denaro versata non sappiamo se
annualmente o semestralmente dai Castiglioni attraverso le Cappellanie, questo
ovvio per permettere a lui e ai suoi successori, che venivano nominati dai Castiglioni,
una vita decorosa o perlomeno accettabile nella landa peveranzese. A conferma
di ciò i beni dotali della Cappellania vennero elencati, il 29 luglio 1583, dal
titolare sac. Gerolamo Cattaneo; essi consistevano in case coloniche, terreni e
decime in Peveranza[33],
ma di questo atto pur citato negli archivi non ho trovato traccia.
Anno Domini 1505 in morte del Rev. Cagnola
1505 -
1 novembre - Nomina dei Nobili
Castiglioni alla Parrocchia di Peveranza VACANTE, per la morte del Rev.do
Gioanni Cagnola, del Reverendo Giò Antonio Castiglioni fu Ottone –
Rogito Tomaso Castiglioni Notaro in Milano -[34].
Anno Domini 1551 Da
Gallarate arriva il Rev. Grampa
1551 – 14/15/17 Febbraio – Nomina, Istituzione e Possesso del Rev.do
Tomaso Grampi voluto dal Preosto di Gallarà – Rogito Antenore
Castiglioni -[35].
Questo fatto ancora una volta ci conferma come la Pieve di Gallarate è il nostro saldo e indiscutibile punto di riferimento; da lì vengono i parroci da li vengono i riscossori delle tasse ade esso noi siamo soggetti come comunità e ad esso rispondiamo civilmente, giuridicamente, politicamente, con esso condividiamo le vicende militari e le vicende tragiche che coinvolgerano il Feudo gallaratese; da li viene la nostra cifra dialettica, ovvero Gallarate ci influenza talmente tanto che la nostra parlata, il nostro dialetto è lontano, lontanissimo dalla parlata dialettale cairatese, con sfumature, accenti e pronunce che ci fanno capire quanto siamo lontani dalla valle e quanto siamo vicini al territorio di Gallarate, di questo ne parleremo in uno specifico capitolo dedicato al dialetto Peveranzese e alle sue influenze e distanze dal Cairatese e dal valligiano Olonese.
Questo fatto ancora una volta ci conferma come la Pieve di Gallarate è il nostro saldo e indiscutibile punto di riferimento; da lì vengono i parroci da li vengono i riscossori delle tasse ade esso noi siamo soggetti come comunità e ad esso rispondiamo civilmente, giuridicamente, politicamente, con esso condividiamo le vicende militari e le vicende tragiche che coinvolgerano il Feudo gallaratese; da li viene la nostra cifra dialettica, ovvero Gallarate ci influenza talmente tanto che la nostra parlata, il nostro dialetto è lontano, lontanissimo dalla parlata dialettale cairatese, con sfumature, accenti e pronunce che ci fanno capire quanto siamo lontani dalla valle e quanto siamo vicini al territorio di Gallarate, di questo ne parleremo in uno specifico capitolo dedicato al dialetto Peveranzese e alle sue influenze e distanze dal Cairatese e dal valligiano Olonese.
[1] http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/8115350/?view=toponimi&hid=11000163 (compulsato 07
06 2017)
[2]Il "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani" scritto dal
canonico Goffredo da Bussero circa l'anno 1280, contiene l'elenco di
quasi tutte le chiese ed altari della diocesi, ordinato in base al Santo
Titolare.
[3]Cairate Anno
1000, Documenti per la Storia del Territorio di Cairate – dalle origini
all’Alto Medioevo -, A. Deiana, Longobardi nel territorio di Cairate. Pp. 97-101.
Ed. Lativa.
[4]
Ogni anno,
in Seprium, il 25 marzo, si celebrava, secondo il rito orientale, la festa
patronale di S. Maria e si teneva una grande fiera a cui conveniva una folla
numerosissima, indicazione questa di una venerazione consolidata nel territorio
già da tempo, nel VII e VIII secolo risorse un abitato civile accanto al
castrum; nei primi anni del secolo VII fu fondato il monastero benedettino di
Turba. Fonte: http://www.castelseprio.net .
[5] E.
Cazzani,
Castiglione Olona nella storia e nell’arte, Mazzucchelli Celluloide, Milano ,
1966. Pg. 256
[6] Dall’assedio del
1071 da parte dei Milanesi, all’alleanza con il Barbarossa del 1161 al fianco
di Castelseprio ma distinguendosi da esso e cercando anche attraverso Milano di
restare autonoma. Ai suoi Nobili consanguinei: il 25 ottobre 1241 viene eletto
al soglio di Pietro, Goffredo da Castiglione, sarà Papa solo per 17
giorni.
[7] Smantellato dai
Torriani, nel 1271 il castello di Castiglione dovette essere presto riattato,
poiché divenne la residenza di Guido Castiglioni. E. Cazzani, Castiglione Olona
nella storia e nell’arte, Mazzucchelli Celluloide, Milano , 1966. Pg. 254.
[9]
A. Piantanida,
op. cit. p. 53: gli stretti rapporti fra
i Castiglioni e il Monastero, le testimonianze sono numerose (anche se
piuttosto tarde). Nelle investiture del 1272 appare come procuratore del
monastero dom. Guido Longus de Castilliono, che è proprietario di terre nella
zona e, da alcune indicazioni delle coerenze, sembra essere affittuario di poca
terra del Monastero, mentre in tutte le investiture del 1306 a rappresentare la
badessa e le monache è Albertus f. q. dom. Guidonis de Castellionus “conversus monasterii Sacncte
Marie de loco de Cairate”.
[15] Wikipedia
[16] Liber notitiae sanctorum Mediolani.
Manoscritto della Biblioteca Capitolare di Milano, a
cura di M. Magistretti, U. Monneret de Villard, Milano, 1917.
[23]
Il
Professor Mazzucchi, sempre lui, trova documenti incredibili e soprattutto
essendo un fine ricercatore e un’esperto della materia, mi stupisce ogni volta
con la semplicità con cui mi spiega fatti e misfatti, curiosità e motivi per
cui si scriveva in un modo oppure nell’altro.
[31] “Gli effetti
perniciosi delle Cappellanie derivati a tutta la famiglia Castiglioni sono così
sintetizzati dal Litta: una folla di
arcipreti e di canonici empié i cataloghi della Collegiata senza che alcuno di
essi abbia voluto abbandonare l’ozio e gli agi di un canonicato per consacrarsi
a Dio né tumulti del mondo; che se alcuno in seguito aumentò il catalogo dé
prelati di famiglia, non cominciò la carriera fra i canonici di Castiglione.”
E. Cazzani, op. cit. pg. 520.
[32] E. Cazzani, op. cit. pg. 506.
Lettera autentica contenuta negli archivi Castiglioni cartella 37 fascicolo 2.
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