Capitolo VI
Le Pergamene del
Monastero di Santa Maria
Assunta
In Cairate XI – XIV sec
Peveranza nelle carte
A cavallo del
1287, data della fatidica Sconfitta del Seprio che andò a modificare gli
assetti territoriali e politici di quello che fu un immenso e potente Contado,
troviamo documenti che nelle loro pieghe citano non solo il luogo ma anche i
nomi delle prime famiglie peveranzesi.
Conservati presso l’Archivio di Stato di
Milano[1],
consistono in investiture fondiarie nel territorio di Cairate ed in qualche
località contigua.
Si tratta di nomi che emergono nella relazione dei beni,
cioè nell’elenco dei confinanti con le pezze di terra di proprietà delle
Reverende Monache date in affitto a Massari Cairatesi.
Sono l’unica traccia, dell’epoca, di famiglie che vissero nella località di Peveranza.
Eccone un elenco:
1272 maggio 23 - Iohanes
de Peveranzo - Eredi Peverancii de
Peverantio
1272 maggio 24
- Eredi Peverantii de Peveranzo - Eredi
Peverancii de Peverantio
1272 maggio 24
- Eredi SER Peverancii de Peverantio
1272 maggio 24
- Eredi Peverancii SER Algisii de
Peveranzo
1306 Terretorio
de Peveranzo - Terretorio LOCI de Peveranzo
1306 aprile
24 - Balzarri de Peveranzo - Iohanes de
Peveranzo
1306 aprile
25 – Figli di Iohanis de Peveranzo - Balzarrum
de Peveranzo
1306 aprile
25 - Balzarrini de Peveranzo
1306 aprile
25 – Figli del defunto PEVERANZI de
Peveranzo
1306 aprile
25 – Figli del defunto IOHANIS de
Peveranzo
1306 aprile
26 - Balzarrini e fratelli de Peveranzo
1306 aprile
26 – Figlie e nipoti del nonno
(habiatici) Balzarri de Peveranzo
Dalle pergamene[2]
emergono i seguenti nomi di Persona e un unico abbozzo di cognomen: Peverancii de
Peveranzo - Balzarrinus de Peveranzo - Balzarrus de Peveranzo - Iohanes de
Peveranzo - Ser Algisii de Peveranzo.
Sembra però si debba presupporre un triplice
divisione del ceppo: il ceppo Iohanis,
il ceppo Balzarri e il ceppo Peveranci. Quindi potrebbero esserci
stati almeno tre nuclei famigliari presenti in Peveranza, non sappiamo quanti
fosseri i famili, ma tutto lascia
supporre che non si superasse il numero di 25/30 persone.
Il XII° secolo, è il momento in cui la famiglia si
consolida e affina le sue strutture e il suo ruolo nel tessuto sociale per cui
si rivela inadeguato un sistema di denominazione fondato solo sul nome
individuale. I notai in particolare, preoccupati nella redazione dei documenti,
di evitare ogni possibile confusione sulla identità delle persone chiamate in
causa, tendono a moltiplicare i riferimenti alla discendenza paterna.
Variegato invece il modo di chiamare il Paese, tra i pochi con così tante
variazioni, la fantasia degli estensori delle investiture nell’indicare il nome
di luogo non aveva «limiti». E’ proprio vero che chi scrive molte volte ha licenza
di interpretare la fonetica di un nome o di un luogo come meglio gli aggrada,
questo vale un po’ per tutti compresi i sacerdoti di cui parleremo poi. Il
fatto è che questo modus operandi, trasforma poco alla volta il nome di luogo o
cambia radicalmente il nome di persona. Cosa non di poco conto se vogliamo
trovare poi l’origine del Toponimo.
Eccoli al dunque questi nomi di luogo che variano e cambiano: Peverancius – Peverantius – Peveranzus –
Peveranzo – Peverantio – Peverancio – Peveranzum – Piverantium - Piperantius.
Emergono da questi
atti alcuni interessanti nomi di luogo che ritroveremo poi nella memoria e
nella realtà odierna del nostro territorio, alcuni interessanti relativi anche al
territorio di Peveranza quali Bassoni,
via per Bollate, Pirum.
Lo spaccato della
società rurale di allora ci rivela di Grandi Patrimoni gestiti da «Nobili» famiglie
e da Enti Religiosi che intrecciano fra loro legami politici e economici,
creando i presupposti per il mantenimento di una condizione sociale a vantaggio
di queste e a scapito dei Massari[3].
Le condizioni contrattuali dei Livelli ci raccontano di contratti capestro con
regole e doveri guidati verso un’unica direzione quella del potente o delle
comunità religiose. I legami tra S.M.A. In Cairate e la famiglia Castiglioni
che aveva forte influenza sul territorio del Seprio sono evidenti non tanto per
l’entità dei patrimoni o delle proprietà, ma quanto per l’intreccio di
personaggi e familii che si alternano
al governo o alla gestione del Monastero, Badesse, Notai, Amministratori,
questo a rafforzare la tesi che i Castiglioni possiedono da molto tempo terre
nel Contado e continuano nel tempo ad acquisirne altre per incrementare così il
loro patrimonio e il loro potere.
Il Piantanida nel
suo studio sui beni del Monastero si sofferma sulle famiglie che risultano
affittuarie dei Beni di Santa Maria Assunta: i Massari[4].
E Precisa: Non
tutti gli affittuari del Monastero erano contadini, tra loro troviamo persone
di Rango Sociale Elevato. I De Peveranzo fra questi. L’investitura
del 1312 (ASM Liber, f.35v.) che nomina Franciscus f., domini de Peveranzo,
ci indica la loro dimensione Sociale[5].
Sappiamo quindi che questa famiglia era il dominus loci dell’abitato di
Peveranza, che aveva importanti possedimenti[6] e
che cercava di elevarsi economicamente implementando il lavoro con contratti di
affitto delle terre del Monastero, la famiglia annoverava inoltre tra i propri
massari alcuni che avevano rapporti di affittuari con S. M. Assunta di Cairate.
Chi a questo punto
era il Signore delle Terre di Peveranza?
Come vedremo poi,
il sistema religioso era già ben incernierato nel territorio, la presenza di
una chiesa o cappella in Peveranza era attestata già alla fine del 1200, questo
dava significato di luogo vissuto e devoto e soprattutto di luogo dove la
stanzialita delle famiglie poneva le basi anche per una stanzialità
chiesastica.
Gli atti notarili
che determinarono il passaggio da semplice Cappella a Cappellania e poi
Parrocchia della seconda metà del trecento ci testimonieranno una presenza
importante dei Nobili Castiglioni quali padroni di beni, case e terreni, in Peveranza,
probabile eredità di quel immenso patrimonio smembrato che era il Contado del Seprio
e che venne suddiviso tra i Nobili Milanesi e non, che sopravvissero alla sua
Caduta.
Ne erano entrati
in possesso tramite patti e contrattazioni tipiche dell’epoca, le proprietà a
seconda della guerra o guerricciola di intere comunità passava di mano e si
trovava legata ora all’uno ora all’altro nobile locale.
Questo poteva anzi
valse anche per i De Peveranzo, che molto probabilmente cedettero o persero le
loro terre in questi anni dove i continui cambiamenti politici e militari
trasformarono il Contado in terre di conquista. Perché da questo momento in poi
la Storia ci racconterà che i Nobili Castiglione entrarono in possesso di molta
terra peveranzese determinando così le sorti e la vita degli abitanti.
Ma quale forma e dimensione
poteva assumere in questo periodo l’abitato di Peveranza?
Il villaggio doveva avere in questa data pochi edifici in muratura di
modeste dimensioni, e una cappella di volumi contenuti, ad aula unica;
La posizione geografica fa presupporre una evidente scelta difensiva,
alle spalle dell’abitato la collina con la zona boscata e impervia, difficile
da penetrare e da superare da parte di chi non conosce il territorio;
Il pericolo poteva giungere da sud e da est, cioè dalle terre di
Bolladello e dalla direttrice Castelseprio – Cairate cioè da quella Valle
d’Olona percorsa in continuo da eserciti che imperversavano e scorazzavano su e
giù per la terra Sepriese.
Il Torrente Tenore era un primo baluardo cioè una prima difesa, se
l’acqua correva era difficile da attraversare e soprattutto le terre lavorate
erano tutte oltretorrente e quindi il contadino poteva avvisare gli abitanti di
eventuali presenze ostili, rimaneva quindi tempo per fuggire nella boscaglia e
cercare così un riparo o una via di salvezza.
La strada che passa per Bolladello e arriva dal Capo Pieve cioè da
Gallarate, attraversa il paese in fronte al primo nucleo abitato e quindi
rimaneva a sud-ovest dell’abitato anche qui le terre lavorate davano un piccolo
margine per il segnale di pericolo anticipatore della “disgrazia”.
Tutte congetture vero, ma avere alle spalle il bosco e la collina
denota una scelta decisamente difensiva del luogo e chi decise di insediarsi
qui capì appieno queste potenzialità.
Non dimenticando l’altro fattore ovvero la distanza tra centri che
faceva si che Peveranza fosse luogo di sosta indispensabile per chi andava e
veniva per le terre del Seprio diretto al Castello, centro strategico e di
potere.
Sant’Ambrogio in
Bolladello testimoniato in questi atti antecedenti il LIBER del Bussero.
Si cita il S.
Ambrosii de Bollate affermandone quindi l’esistenza già nel 1272[7]
come Ecclesia.
INCISO:
in alcuni atti del notarile presso l’Archivio
di Stato all’Indice Lombardi vi sono istrumenti relativi a famiglia di nome Peveranza e sono tutti successivi al
1500, ne parleremo in seguito.
Deduzione: Cosa sappiamo a questo punto sul
percorso storico dell’abitato di Peveranza, ben poco direi, ma questo stava già
nella premessa, non annoveriamo, cavalieri, eroi, santi o poeti, ma tant’è che
abbiamo mosso alcune puntuali osservazioni su alcuni momenti e su fatti
accaduti, visto chi erano gli abitanti e i motivi per il quale il paese aveva
motivo d’esistere.
E ad oggi non è poco.
Proseguiamo.
[1]
E. Lanzani Baroni, S. Sironi
– Le più Antiche pergamene del Monastero di S.M.A. di Cairate – Cairate 1999.
[3]
A. Piantanida, Note sui beni terrieri
del Monastero di Santa Maria Assunta tra i secoli XIII e XIV. Felix Olim
Lombardia – Studi di storia padana in onore di Giuseppe Martini, Milano 1978,
p. 78.
[4]
da mansus,
divisione agraria, che indica l'appezzamento di terreno affidato a una famiglia
colonica.
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