Capitolo XXVIII
ELISABETH DE
CRUSTIS A.D. 1620
Il DEMONIO E’ TRA NOI[1]
Mai
più avrei pensato di incontrare nei carteggi e nei documenti una testimonianza
così particolare, così diciamo singolare.
Come
abbiamo sottolineato più volte, la nostra piccola comunità non ha mai tenuto un
comportamento statico e chiuso come
altre piccole realtà, sì è sempre aperta al mondo circostante con numerose
contaminazioni quali matrimoni, parentele, viaggi devozionali, viaggi di lavoro
e perché no viaggi della speranza.
Questo
fatto raccontato in questa preziosa deposizione trascritta nel Libro relativo
ai Miracoli della Madonna di Carnago, ci testimonia come la malattia e “il
demonio” sono avvolti nella sfera più intima di questa umanità del 1600 che si
trovava a confrontare nella loro dimensione spiritual-popolare questi fatti che
venivano definiti soprannaturali e terrificanti.
La
Chiesa mantiene e lo si evince chiaramente da questi verbali una particolare
lucidità e un distacco che fa presagire la volontà di non caricare di troppo
valore simbolico questi avvenimenti, anche se poi trasformati in testimonianza
a suffragio della particolare azione della Figura della Vergine di Carnago, sono
da considerare visto il percorso d’indagine, altamente prudenziali.
Il
Parroco di Peveranza Gio Battista
Montalbetto, citato come parroco rettore di Bolladello[2], è
artefice di una lunga lettera di sollecito per il proseguio delle ricerche sui
fatti “miracolosi “ qui accaduti.
Sarà
Federico Borromeo a chiamare la Madonna “miraculosa
imagine” il di 14 del gennaio 1621, decretando così la veridicità dei fatti
qui accaduti[3].
Il
caso di Elisabeth è tra quelli che potremmo definire “de maleficij” e delle “possessioni
diaboliche”[4]
rientrante tra i casi più inquietanti, 3 o 4 lunghi anni da indemoniata, e che
lasciano un dubbio epocale, chi era Elisabeth De Crustis?
Figlia, presumo visto che è l’unico
Filippo presente in Peveranza in quegli anni, di Filipo e di Lucretia, non
si trova traccia di lei nel libro dei Battesimi e, a dire il vero, nemmeno del
matrimonio dei genitori si sa, ma questo potrebbe esser stato contratto in
altro luogo ad esempio il paese della madre… la famiglia è indicata nello
Status Animorum del 1597. Non lei che nasce qualche anno dopo; quindi si può
dire che l’età indicata nel verbale cioè 20 anni, restringe la ricerca tra
questo anno e gli anni appena successivi al 1600, ma nel Libro dei Battesimi
compaiono solo alcuni fratelli: nel 1589 Andrea, nel 1592 Jeronimo,
nel 1600 Bernardino, dopodichè il buio[5].
Una unica traccia, labile, la ritroviamo nel libro dei
Matrimoni dove vengono registrati due sposalizi: 1622, 10
febbraio,Tomaso
Puriselli della Cascina Vergheria della Plebe di Gallarate ha contratto
matrimonio con Helisabetta Crosta, e nel 1622 addì 02 marzo, Giò Rouina et Helisabetta Crosta
si sposano e sono tutti e due di questa cura[6]. Chissà se è una delle due, perché poi sino alla morte
del Curato Montalbetti (1644) nel registro dei matrimoni il nome Elisabetta non
compare più.
Sappiamo che
il padre è defunto alla data dell’interrogazione, è accompagnata nel percorso
di redenzione cioè durante l’esorcismo o miracolo da Bartola alias Bartolina de Boretti (Boritti) vedova di Stefano
(Morina?) e Paulina figlia di Io Petro de
Crustis anch’esse del loco di Pueranzo le quali testimoniano i fatti così
come avvenuti, il Parroco anch’esso viene interrogato e da la sua versione dei
fatti, questi è il Montalbetto ovvero Montalbetti.
LEGGIAMOLO:
Vocata Elisabeth de
Crustis filia Quondam Philippi nubilis ut dixit habitans in dicto loco
Piperantij iurata tactis etc.
Interrogata
Se ella ha Havuta alcuna infermità.
Respondit
Signorsì che io sono stata maleficiata per tre, quattro anni continovi.
Dettoli
che narri particolarmente le molestie che sentiva per detti maleficij.
Respondit
Da San Bartolomeo prossimo passato, i spiriti si scuoprirono, e comminciorno a
parlare per bocca mia ma prima per detto tempo, io mi sentivo tutta travagliata
nel stomaco, e per tutte le parti del mio corpo, onde non potevo a pena
mangiare; più io non puotevo, ne mia madre né fratelli, e vedendoli mi
cagionavano travaglio grande.
Interrogata
In che luogo si trovò, quando si scuoprirono gli detti spiriti in lei.
Respondit
per i travagli, che io mi sentivo già racontati, intendo, che a Carnago, nella
chiesa maggiore era un immagine della Vergine Maria che faceva miracoli, mi
rissolsi d’andar per esser liberata, e mentre che io ero assentata sopra una
banchetta, dopo havere fatto orazione divotamente avanti la detta
immagionatione quale è sopra un’uscio, non potendo star più inginocchioni, mi
assentai, come ho detto, a all’hora gli spiriti cominciorono a parlare dicendo
parole sporche che non mi conviene dire, non potendo più star lì, mi partij,
ritornai a casa, Vi tornai poi la dominica, che segui a otto giorni, con
pensiero di confessarmi, e communicarmi, ma non potei perché gli spiriti
parlorono, dicendo parole contro la detta figura, e la chiesa, sempre
trattenuta, parlando sempre gli spiriti, come ho detto, e tornai poi a casa
così.
Indi
poi a certi giorni, vi ritornai due o tre volte, e sempre feci i medemi atti
che ho detto di sopra, e finalmente, un venere dopo pochi giorni di novo vi
tornai, e giunta vicino alla detta immagine per quattro braccia, cominciando
gli detti spiriti a strepitare più che mai, fui sforzata andar per terra, e
così seguitando detti spiriti a dire parole brutte, e di maledittione contro
dette figure principalmente, doppo un pezzo aiutata da quattro huomini, uscij,
e ritornai a casa, e la mattina del sabbato seguente, di novo andai alla detta
immagine per essere liberata, e stando avanti a detta immagine, mi gettai pure
anche per terra, con gridori, e parole sporche, dopo le quali fui aiutata da
persone come ho detto di sopra, acciò io stassi ferma, finalmente da me stessa
levai in piede, e parendomi di essere molto migliorata e quietata, comincia a
fare oratione alla detta imagine, inanti la quale inginocchiandomi, mi senti
quasi del tutto risanata, e da l’hora in qua, non mi sono più sentita da detti
spiriti travagliata, né altro dispiacere nella persona mia, e per assicurarmi
della liberatione, più volte vi sono ritornata, né mai mi sono sentita novità,
e sempre ho perseverato nell’istessa liberatione acquistata per gratia della detta
imagine, dalla quale riconsoco ogni mia liberatione.
Interrogata Se
quando ella fu liberata, vi era alcuna persona.
Respondit
Vi furono presenti Bartolomea moglie del quondam Steffano detta la Morina, e Paolina
figliuola di Gio. Pietro de Brassi(?) di questa terra, con quale andai e tornai
a casa in compagina.
Interrogata Se
i detti spiriti si mostravano fuori dalla presenza della detta imagine ancora.
Respondit Signorsì, che dal detto giorno di San
Bartolomeo inanti della nostra chiesa, nell’atto dell’elevatione della messa
parlavano, ingiuriando l’istesso sacerdote che celebrava, e dicendo molte
parole sporche come ho detto di sopra e questo mi è occorso circa due volte.
Interrogata
Se è stata medicata da alcun medico o chirurgico.
Respondit Signor no.
Et fuit licentiata aetatis annorum 20
Eodem die ubi et coram ut supra
Vocatus reverendus
dominus Io. Baptista Montalbetus filius Hieronymi rector praesentis ecclesia
iuratus more sacerdotali ecc.
Interrogatus Se
conosce Elisabeth de Crosti figliuola del quondam Filippo di questa terra.
Respondit Signorsì
perché è di mia cura.
Interrogatus Se
la detta Elisabeth è mai stata maleficiata.
Respondit Signorsì,
e lo so dire a V.S. perché dalla festa di San
Bartolomeo, sino al tempo che fu liberata, mentre che io celebrava la
messa in questa chiesa, essa fece strepeti grandi, gridando i spiriti per la
bocca sua e sparlando particolarmente di me con queste parole: “ Prete becco ti
voglio ammazzare”; e questo occorse due volte, per tutto il tempo che l’hostia
santissima stava sopra l’altare.
Interrogatus Se
egli sa, come sia seguita la sua liberatione, e se dall’hora in qua, ha
mostrato detta Elisabet segno alcuno di essere spiritata o maleficiata.
Respondit Per
quanto ho inteso pubblicamente in questa terra, e principalmente da Bertolina
de Boretti, ella resto liberata mentre si ritrovava alla presenza dell’imagine
della B.V. che è nella chiesa di Carnago, essendo ella in compagnia di detta
Bartolina e Paolina de Crosti, e sempre è perseverata libera.
Interrogatus Di
che conditione è detta Elisabet.
Respondit E’
giovane e di buona fama e di honorata famiglia, e che ha sempre vissuto e vive
christianamente, frequentando i santissimi sacramenti della penitenza e
eucharestia, come si tiene publicamente.
Quae scire dixit ut supra.
S.G.R. aetatis annorun
33 vel circa.
Eodem die ubi et coram ut supra
Vocata praefata
Bartholomaea detta Bertolina sivi Bertola filia quondam Adreae et relicta
quondam Stephani, cuius cognomen ignorat habitans ut supra iurata tact. Ecc.
Interrogata Se
conosce Elisabet de Crosti giovane di marito di questa terra.
Respondit Signorsì che la
conosco.
Interrogata
Se detta Elisabet, è mai stata maleficiata o inspiritata.
Respondit Signorsì, che gli
spiriti hanno parlato in lei circa un mese, particolarmente in questa chiesa,
mentre che il nostro curato levava il santissimo sacramento alla presenza mia,
e di quelli che erano in chiesa, e anche avanti l’imagine della B.V. che è
nella chiesa di Carnago, dove almeno due volte sono andata con essa Elisabet ,
e l’ultima volta, che fu un giorno di sabbato ella restò liberata alla presenza
mia e di Paolina de Crosti, che era venuta là in nostra compagnia.
Detoli
che dica il modo che seguì la detta liberatione.
Respondit In
un giorno di sabbato, che non mi ricordo quando fosse, trovandomi io con la
sodetta paolina nella chiesa di Carnago sodetto, e avanti la sodetta imagine,
procurassimo, che detta Elisabet si fermasse, poiché si voleva cominciar la
messa, e mentre noi due, aiutate da una donna di Santa Orsola di quella terra,
la tenevamo ferma, ella ne transportò, e con i piedi buttò in disparte certe
catedre che stavano ivi, e andò per terra con la faccia in giù, e così fermata
per puoco tempo, volendo noi aiutarla in piedi, nell’atto, che il sacerdote
comminciò la messa, la detta Elisabet da se stessa levò in piedi, e comminciò a
dire queste parole: “Sia ringratiato Dio e la Madonna, che mi sento liberta e
risanata”, e dopo haver sentito la messa, venessimo a casa di compagnia, ne
dall’hora in qua, si è mai più la detta Elisabet sentita male, ne dispiacere di
alcuna sorte.
Interrogata Di
che tempo seguì la detta liberatione.
Respondit Fu il sabbato, che
siegue alla Madonna di settembre prossima passata.
Interrogata Di
che condittione è detta Elisabet.
Respondit E’
figlia di Honore e di buona fama, ne mai di lei si è sentito parlare malamente,
e sempre ha vissuto chirstianamente, come anche per tale è tenuta in tutta
questa terra.
Quae scire dixit ut supra etc.
S.G.R. aetatis annorun 50.
Eodem die ubi et coram ut supra
Vocata dicta Paulina de
Crustis filia di Io. Petri nubilis habitans in dicto loco Piperantij iurata
tactis etc.
Interrogata Se
conosce Elisabeth de Crosti giovane di marito di questa terra.
Respondit Signorsì.
Interrogata
Se detta Elisabet, è mai stata maleficiata o inspiritata.
Respondit Signorsì.
Dettoli
come sa questo.
Respondit Perché l’ho sentita a
gridare e dire parole sporche in questa chiesa, mentre il curato diceva messa,
ingiuriando anche l’istesso curato, dicendo: “Prete becco”, facendo di quegli
atti, che suogliono fare gli spiritati, e il simile ho visto, che ha fatto a Carnago
due volte avanti l’imagine della B.V. Maria, che è nella chiesa di detto luogo,
con l’occasione che dette due volte sono andata in sua compagnia per conseguire
la liberatione, come la ricevè un giorno di sabbato, che fu quello, doppo la
festa di settembre prossimo passato, e dall’hora in qua mai più è stata
molestata, ne si è visto in lei segno alcuno di spiriti.
Interrogata Che
dica la maniera, come fu liberata.
Respondit Ritrovandomi
io con la detta Elisabet nella sodetta chiesa di Carnago, e avanti la sodetta
imagine mi sforzai in
Compagnia
di Bertola donna vidua di questa terra, di farla sentar sopra una catedra,
poiché gli spiriti, non la volevano lasciar quietare, e mentre che si faceva
questa dilienza ella si butto con la faccia sopra la terra, e così fermatasi un
puoco, si levò da se stessa in un subito in piede, dicendo queste parole: “Oh
si aringraziato Dio e la Madonna, che mi sento liberata”, come in effetto si è
visto; poicheé come ho già detto, è sempre stata sana e di buona voglia.
Interrogata Se
sa che questa giovane è di buona fama.
Respondit Per tutto il tempo, che
io la conosco, l’ho sempre conosciuta per giovane di honore, né mai ha dato
causa di alcuna mormoratione, e vive christianamente, come ogn’uno può far
fede.
Quae scire dixit ut supra etc.
S.G.R. salvo quod est
in aliqua affinitate cum dicta Elisabet non tamen etc. aetatis annorun 20 vel.
circa.
Il demonio si trova ovunque anche nelle pieghe più
segrete della nostra mente e si nasconde anche nelle lettere di un nome.
"Coloro che
crederanno in me, nel mio nome scacceranno i demoni"
(Marco 16,17)
La mia amata nonna sul letto di morte, quando ormai
sentiva la vicinanza a Dio, mi fece chiamare dalla Signora Lucia sua fedele
amica e iniziò a manifestarmi una serie di segreti che erano di sua conoscenza
e di memorie tramandate nella nostra famiglia – nei secoli - riguardanti i
nostri avi e le nostre parentele tra queste quella che più la inquietava fu: “non chiamare le tue figlie Elisabetta,
lascia ai tuoi posteri, come fecero con noi,
questa mia prece” non capivo
allora, oggi capisco.
E per quello conservo i documenti anche antichi che ella mi ha lasciato non per memoria o testimonianza
ma per segreto, geloso e da tramandare, custodire o da distruggere, come per
alcuni ho avuto ordine e che diligentemente ho eseguito, senza mai aprirli.
[1] Diego della
Gasperina, Carlo Mastorgio , Carnago
1619, una comunità incontra il miracolo; Nicolini editore Gavirate 1994,
pg. 238, 239, 240.
[2]
ASDM;
Gio Battista
Montalbetto viene nominato parroco di Peveranza il 10 ottobre 1615 con sentenza
dell’Ordinario Milanese e il 30 ottobre entra in possesso del beneficio,
possibile che a questa data fosse rettore o viceparroco anche di Bolladello per
vacanza del reggente.
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