mercoledì 25 settembre 2019


Capitolo V

IL DIPLOMA IMPERIALE
anno domini 1158
           
           



Dal Buio della storia, intendendo per storia la nostra, emergono documenti che come una luce ci illuminano e illudono sul poter scoprire origini o fatti tali da inquadrarci in un qualche modo nelle vicende del territorio Sepriese, eccone uno: FEDERICO I su Istanza del VESCOVO di Pavia PIETRO VI, accoglie il MONASTERO DI S.M.A. Sotto la propria tutela, confermandogli il districtus e ogni diritto e possedimento. Nella logica politica e strategica del tempo il probabile affido a Federico, legato alle tensioni tra Milano e Pavia dimostra come gli equilibri diplomatici nella zona andavano sempre più in fibrillazione. Esisteva una palese difficoltà dei “domini Loci” del Contado nei confronti di Milano vista la propensione che i Milanesi avevano nell’espandersi oltre i propri confini. Questo fece si che molti borghi, molte realtà locali rimanessero fedeli all’Impero. Milano mal sopportava le ingerenze dell’Imperatore, ma si comportava come lui quando si trattava di rapporti di vicinato…
            E qui troviamo il Diploma Imperiale, documento chiave per la Storia del Monastero di Cairate e che riferisce anche di Peveranza: eundem locum Cariate et Piverantium. Come se le due comunità fossero legate da un comune sentire e di fatto fossero un unico soggetto, che nella successiva lettura però non riporta più nessun riferimento alla piccola comunità peveranzese lasciandoci illusi e avviliti per questo silenzio; l’evidenza vuole che l’essere posto sotto tutela in se non fosse l’abitato di Peveranza ma il Monastero come vedremo in seguito, resta comunque inusuale il fatto che si citi una località nella premessa e poi di essa non si accenni più nulla; quale valore doveva assumere il luogo di Peveranza per essere citato?  Sappiamo che i possedimenti del Monastero erano distribuiti anche in altri paesi e località confinanti ma allora avrebbero dovuto citare tutte le comunità se si intendeva con questo mettere sotto protezione, tutti i territori e le proprietà influite dal Monastero. Ed ancora un altro quesito si pone: a questa data Peveranza era già legata a Gallarate Capo Pieve? sembrerebbe di si vista la divisione territoriale d’influenza sia politica che religiosa.
Piverantium, così viene definita in una classica trasposizione latina colta del lemma originario Peperanzo, legata alle vicende del Monastero e del territorio cairatese quasi ne fosse parte interessata e coinvolta in pienezza.  L’ipotesi del Prof. Piantanida[1] ci racconta di Pietro VI che chiede a Federico il suo intervento a favore delle Monache per fronteggiare la sempre più ingombrante presenza di Milano, che con il suo Arcivescovo tentava di estendere la propria giurisdizione sul Contado. E qui molto probabilmente entrano in gioco nobili e signori locali che si avviano verso alleanze e conflitti che porteranno ben presto il territorio a mutati proprietari. Cairate appariva agli occhi di Federico come una pedina importante al centro dello scacchiere geopolitico, vicina a Castelseprio cui faceva capo tutta la Nobiltà filo-imperiale del contado[2], e qui la matassa della storia inizia a raccontarci nuove vicende. Riferisci il Cazzani che “lungo i secoli dal ceppo generoso dei Castiglioni fiorirono molti rami… e possedevano beni immobili in parecchie località della Lombardia, nelle quali per lo più risiedevano[3].
La Storia del nostro territorio è sufficientemente conosciuta e quindi gli sconvolgimenti che si ebbero nel periodo che intercorre tra lo judicatum (721) e il Diploma Imperiale (1158)[4], sono patrimonio comune.
Quello che è certo è che abbiamo atteso circa 400 anni, dal Toto arimanno,  per ritrovare un documento che nomini sic et simplicitur il nome di Peveranza… cercheremo di capire il perché di tanta notorietà; questa località, sconosciuto ai più, un semplice punto nemmeno riportato nelle carte dell’epoca, aveva così valicato i confini grazie a questa citazione!
Certo è che, solo per dare una traccia di quello che accadrà, dobbiamo ricordare come nel 1154 vi fu la prima Dieta di Roncaglia, nel 1158 vi fu la II° Dieta con Assedio a Milano e il 1168 fu sconvolto dalla distruzione di Milano, e da li si andò dritti, dritti, fin alla Battaglia di Legnano 1176!
Ah si… cos’è una Dieta? Non è che l’Imperatore metteva a digiuno i suoi vassalli, anzi, li radunava in una determinata località per fare diciamo il punto della situazione e cercare di capire i loro umori e individuare i loro punti deboli e ascoltare richieste e rimostranze, ma soprattutto era un modo per far capire a chi aveva da capire che non era il caso di opporsi o di mettersi di traverso, pena di questa disobbedienza la distruzione della propria città; contava poi l’imperatore sul fatto che i lombardi, campanilisti come non mai, si guardassero in cagnesco l’uno con l’altro e si alleassero di volta in volta a seconda delle convenienze tra di loro contro questo o quello per fare i propri interessi, come? attraverso guerre e guerricciole che avevano l’unico scopo di produrre rovina e carestia al fine. Federico apprese molto probabilmente così che qualcuno tramava per far si che le alleanze stavolta fossero fatte per rivoltarsi contro di Lui….  Tenuto conto che come usciva dai suoi confini, chi stava a casa tramava contro lui, non doveva essere un bel vivere….

GLI EVENTI CHE SCONVOLSERO IL CONTADO DEL SEPRIO

Qui invece la storia la raccontiamo, perché ci serve per capire che cosa diavolo succede lungo le terre del Contado. Schematica, nozionale, ma almeno abbiamo così sentore di quali umori percorrono le nostre contrade e in che stato vive il villico.
1176 - L'imperatore mosse da Cairate[5] per aprire le ostilità con Milano, come ampiamente testimoniato da scritti e documenti, trovando le prime resistenze già in Fagnano, poi la storia ci consegna l’esito di tale scontro: la vittoria della Lega Lombarda contro L’Impero.
La leggenda ci consegnò altresì un epica battaglia delle libertà contro il sopruso tanto da meritare l’eternità attraverso la citazione d’onore nell’Inno d’Italia, vi ricordate la quarta strofa: Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano?  
Che bella cosa la leggenda o la retorica risorgimentale, ma nella realtà? 
Dove stava Cairate in questa fase? 
Erano veramente tutti i comuni lombardi contro l’Imperatore? 
   E se non era così, con chi stava: con l’Imperatore o con i Milanesi? Sentiamo cosa ci racconta la Storia “… sia per l’importanza militare che Cairate dovette, già allora, rivestire agli occhi di Federico: centro sicuramente fortificato, vicinissimo a Castelseprio cui faceva capo tutta la nobiltà filo imperiale del contado sepriese, confinante con il territorio di Lonate Ceppino di cui erano signori i Castiglioni ( tra i maggiori rappresentati di quella nobiltà) ed esso stesso sotto la loro influenza. Cairate fu probabilmente punto nevralgico dell’azione militare del Barbarossa contro Milano ( del resto l’imperatore giunse proprio prendendo le mosse da Cairate)[6]”.
    Cairate ospitò Federico, la notte prima della Battaglia, nella Foresteria del Monastero e i suoi soldati si distribuirono nel territorio, partendo così la mattina successiva per i luoghi celebrati dalla leggenda.
    Possiamo immaginare l’apprensione e la preoccupazione che aleggiava tra i villici, gli abitanti di questi luoghi si ritrovavano per l’ennesima volta in mezzo ad una guerra, i raccolti, il lavoro dei campi, i loro frutti… che fine avrebbe fatto tutto ciò? Altro che battaglie e cavalleria, qui si trattava di semplice spirito di sopravvivenza. E se fossero stati costretti gli uomini validi a partecipare a questa guerra? 
Che sarebbe successo nelle campagne?
      La verità è che Milano sostituiva L’Impero nelle apprensioni e nelle sempre più fosche visioni delle nobili famiglie locali. Milano santificata come capofila dei Comuni liberi, segnale di color che vogliono raccontarci quanto fosse proba e libera la società di allora, di quale fulgido esempio di democrazia o perlomeno di anelata libertà …. la verita? 
     Milano ambiva a sostituire l’impero nè più nè meno come poi avrebbe fatto, scomodo vicino per tutte quelle piccole realtà che vedevano ogni giorno di più avviarsi verso un triste destino la loro indipendenza. 
    A e parliamo sempre, in qualsiasi scala dimensionale, di “Nobili” che spremono il popolo …
Già Castiglione aveva avuto sentore di tale potere: nel 1071 il Castello di Castiglione, in cui Goffredo da Castiglione si era rifugiato, è assediato dai Milanesi che non avevano gradito la sua elezione ad Arcivescovo della città di Milano.
Nel 1161 la città subisce un altro assedio, sempre da parte dei milanesi.
Nel 1224 i nobili del Seprio proclamano il proprio Contado del tutto autonomo da Milano. Gli episodi bellici che coinvolsero nei decenni successivi Castel Seprio sono da inserirsi all’interno del clima di lotta tra guelfi e ghibellini che caratterizzò quegli anni. La lotta tra della Torre e Visconti si sviluppò in maniera feroce e senza pietà lungo mezzo secolo, trasformando il territorio del Seprio in un grande campo di battaglia.
    Non possiamo dimenticare le sorti che attesero Gallarate Capo Pieve,  che pur con tutta la buona volontà e avendo avuto tra i Capitani della Compagnia della Morte un concittadino Pietro da Gallarate, subì un assedio nel 1262 che distrusse gran parte delle fortificazioni e che nel 1276 dovette assistere all’esecuzione di ben 22 nobili di parte avversa al Napo Torrani[7].
     Ma ecco come si arrivò all’anno zero il 1287[8]. Nella notte fra il 28 e il 29 marzo accadde che degli alpigiani della Val d'Ossola che si erano subdolamente inseriti approfittando di una festa religiosa che era anche un mercato, aprirono le porte di Castelseprio alle truppe dell'arcivescovo Ottone Visconti, e le guardie del castello agli ordini del conte Guido di Castiglione furono facilmente sorprese e sopraffatte. I Visconti avevano definitivamente vinto contro i Torriani.
     Dopo tanti secoli, il Castrum finiva la sua storia, al punto che Ottone poteva proclamare: “Castrum Seprum destruatur, et destructum perpetuo teneatur et nullus audeat vel praesumat in ipso Monte habitare”. Si potrebbe concludere con una riflessione: meno male che era solo Arcivescovo, tutto preghiere e misericordia, nonché uomo di perdono e penitenza.
      Le immediate conseguenze videro Milano diventare padrona dei territori e come effetto Gallarate divenne sede del Vicariato del Seprio, retto ovviamente da un uomo di fede Viscontea, sancendo così la totale dipendenza dell’oramai Fu Contado.
Guido di Castiglione, ci servirà ricordarlo nel  proseguo, è il dominus locale.




[1] Felix Olim Lombardia, Studi di Storia Padana in Onore di Giuseppe Martini, Milano 1978: A. Piantanida – Nota sui Beni Terrieri del Monastero di Santa Maria Assunta tra i Secoli XIII e XIV.  
[2] Il Barbarossa diede l'investitura a conte del Seprio e della Martesana a Gozwin di Heinsberg. Pochi mesi dopo, con un privilegium datato Roncaglia, 26 novembre 1158, l'imperatore Federico Barbarossa accoglie, su istanza del vescovo di Pavia Pietro, il Monastero di S. Maria di Cairate sotto la propria tutela confermandogli peraltro ogni diritto e il districtus sul territorio di Cairate e Peveranza, salva la soggezione al vescovo pavese. Cairate, che già aveva un'autonomia limitata rispetto ad altre realtà locali come Lonate Ceppino (che nel 1162 vantava due consules loci), entrava così ancora di più sotto il controllo imperiale e diventava, di fatto, un suo caposaldo nel territorio sepriese. A ciò si aggiunga che il monastero di Cairate, da secoli dominus loci, era protetto – lo attestano vari documenti - da un fossatum castri vel monasterii in seguito ampliato all'intero villaggio: anche per la solidità del suo sistema difensivo, oltre che per i legami di cui si è detto, sarebbe dunque stato scelto dal Barbarossa, anni dopo, come luogo di pernottamento alla vigilia della battaglia di Legnano. C. Brandolini E. Percivaldi; op. cit.
[3] E. Cazzani, Castiglione Olona nella storia e nell’arte, Mazzucchelli Celluloide, Milano , 1966. Pg. 80
[4] E. Lanzani Baroni e S.Sironi, Le più antiche pergamene del Monastero di Santa Maria Assunta di Cairate secc. XI-XIV, Cairate 1999, p. 21-23.
[5] A. Deiana, La Comunità di Cairate nel sec. XII, in Atti del Convegno, Cairate e il Seprio, 16-17 maggio 1992, p. 72.
[6] A. Piantanida, Note sui beni terrieri del Monastero di Santa Maria Assunta tra i secoli XIII e XIV. Felix Olim Lombardia – Studi di storia padana in onore di Giuseppe Martini, Milano 1978.
[7] M. Pippione – Gallarate la storia e gli uomini ed. Macchione 1998. Pg 16.
[8] Le alterne vicende delle lotte tra imperatore e Comuni lombardi videro il territorio schierato dalla parte imperiale – tanto che i suoi abitanti parteciparono attivamente alla distruzione di Milano - fino al 20 marzo 1168, dopo cioè la battaglia di Legnano, quando il Seprio e Varese aderirono alla Lega. Da quel momento in poi l’autonomia sepriense si ridusse sempre di più a vantaggio sia dell'arcivescovo sia del comune di Milano. A conflitto terminato, il Barbarossa sancì il definitivo passaggio del Seprio sotto Milano insieme ad altri contadi (privilegium di Costanza, 1183) e poco dopo (1185, Trattato di Reggio) le traslò le regalie che l'impero ancora deteneva sul territorio. Il Seprio avrebbe ora seguito le sorti dei Visconti e poi degli Sforza. C. Brandolini E. Percivaldi; op. cit.

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