Capitolo V
IL DIPLOMA IMPERIALE
anno domini 1158
Dal
Buio della storia, intendendo per storia la nostra, emergono documenti che come
una luce ci illuminano e illudono sul poter scoprire origini o fatti tali da
inquadrarci in un qualche modo nelle vicende del territorio Sepriese, eccone
uno: FEDERICO I su Istanza del VESCOVO di Pavia PIETRO VI, accoglie il
MONASTERO DI S.M.A. Sotto la propria tutela, confermandogli il districtus e ogni diritto e
possedimento. Nella logica politica e strategica del tempo il probabile affido
a Federico, legato alle tensioni tra Milano e Pavia dimostra come gli equilibri
diplomatici nella zona andavano sempre più in fibrillazione. Esisteva una palese
difficoltà dei “domini Loci” del Contado nei confronti di Milano vista la
propensione che i Milanesi avevano nell’espandersi oltre i propri confini.
Questo fece si che molti borghi, molte realtà locali rimanessero fedeli
all’Impero. Milano mal sopportava le ingerenze dell’Imperatore, ma si
comportava come lui quando si trattava di rapporti di vicinato…
E qui troviamo il Diploma Imperiale,
documento chiave per la Storia del Monastero di Cairate e che riferisce anche
di Peveranza: eundem locum Cariate et
Piverantium. Come se le due comunità fossero legate da un comune sentire e
di fatto fossero un unico soggetto, che nella successiva lettura però non
riporta più nessun riferimento alla piccola comunità peveranzese lasciandoci
illusi e avviliti per questo silenzio; l’evidenza vuole che l’essere posto
sotto tutela in se non fosse l’abitato di Peveranza ma il Monastero come
vedremo in seguito, resta comunque inusuale il fatto che si citi una località
nella premessa e poi di essa non si accenni più nulla; quale valore doveva
assumere il luogo di Peveranza per essere citato? Sappiamo che i possedimenti del Monastero
erano distribuiti anche in altri paesi e località confinanti ma allora avrebbero
dovuto citare tutte le comunità se si intendeva con questo mettere sotto
protezione, tutti i territori e le proprietà influite dal Monastero. Ed ancora
un altro quesito si pone: a questa data Peveranza era già legata a Gallarate
Capo Pieve? sembrerebbe di si vista la divisione territoriale d’influenza sia
politica che religiosa.
Piverantium, così viene definita in una
classica trasposizione latina colta del lemma originario Peperanzo, legata alle
vicende del Monastero e del territorio cairatese quasi ne fosse parte
interessata e coinvolta in pienezza. L’ipotesi del Prof. Piantanida[1] ci
racconta di Pietro VI che chiede a Federico il suo intervento a favore delle
Monache per fronteggiare la sempre più ingombrante presenza di Milano, che con
il suo Arcivescovo tentava di estendere la propria giurisdizione sul Contado. E
qui molto probabilmente entrano in gioco nobili e signori locali che si avviano
verso alleanze e conflitti che porteranno ben presto il territorio a mutati
proprietari. Cairate appariva agli occhi di Federico come una pedina importante
al centro dello scacchiere geopolitico, vicina a Castelseprio cui faceva capo
tutta la Nobiltà filo-imperiale del contado[2], e qui la matassa della storia inizia a
raccontarci nuove vicende. Riferisci il Cazzani che “lungo i secoli dal ceppo generoso dei
Castiglioni fiorirono molti rami… e possedevano beni immobili in parecchie
località della Lombardia, nelle quali per lo più risiedevano”[3].
La
Storia del nostro territorio è sufficientemente conosciuta e quindi gli
sconvolgimenti che si ebbero nel periodo che intercorre tra lo judicatum (721)
e il Diploma Imperiale (1158)[4], sono
patrimonio comune.
Quello che è certo
è che abbiamo atteso circa 400 anni, dal Toto arimanno, per ritrovare un documento che nomini sic et simplicitur il nome di Peveranza… cercheremo di capire il
perché di tanta notorietà; questa località, sconosciuto ai più, un semplice
punto nemmeno riportato nelle carte dell’epoca, aveva così valicato i confini
grazie a questa citazione!
Certo è che, solo
per dare una traccia di quello che accadrà, dobbiamo ricordare come nel 1154 vi
fu la prima Dieta di Roncaglia, nel 1158 vi fu la II° Dieta con Assedio a
Milano e il 1168 fu sconvolto dalla distruzione di Milano, e da li si andò
dritti, dritti, fin alla Battaglia di Legnano 1176!
Ah si… cos’è una
Dieta? Non è che l’Imperatore metteva a digiuno i suoi vassalli, anzi, li
radunava in una determinata località per fare diciamo il punto della situazione
e cercare di capire i loro umori e individuare i loro punti deboli e ascoltare
richieste e rimostranze, ma soprattutto era un modo per far capire a chi aveva
da capire che non era il caso di opporsi o di mettersi di traverso, pena di
questa disobbedienza la distruzione della propria città; contava poi l’imperatore
sul fatto che i lombardi, campanilisti come non mai, si guardassero in cagnesco
l’uno con l’altro e si alleassero di volta in volta a seconda delle convenienze
tra di loro contro questo o quello per fare i propri interessi, come? attraverso
guerre e guerricciole che avevano l’unico scopo di produrre rovina e carestia al
fine. Federico apprese molto probabilmente così che qualcuno tramava per far si
che le alleanze stavolta fossero fatte per rivoltarsi contro di Lui…. Tenuto conto che come usciva dai suoi
confini, chi stava a casa tramava contro lui, non doveva essere un bel vivere….
GLI EVENTI CHE
SCONVOLSERO IL CONTADO DEL SEPRIO
Qui invece la storia
la raccontiamo, perché ci serve per capire che cosa diavolo succede lungo le
terre del Contado. Schematica, nozionale, ma almeno abbiamo così sentore di
quali umori percorrono le nostre contrade e in che stato vive il villico.
1176 - L'imperatore mosse da Cairate[5]
per aprire le ostilità con Milano, come ampiamente testimoniato da scritti e
documenti, trovando le prime resistenze già in Fagnano, poi la storia ci consegna
l’esito di tale scontro: la vittoria della Lega Lombarda contro L’Impero.
La leggenda ci
consegnò altresì un epica battaglia delle libertà contro il sopruso tanto da
meritare l’eternità attraverso la citazione d’onore nell’Inno d’Italia, vi
ricordate la quarta strofa:
Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano?
Che bella cosa la
leggenda o la retorica risorgimentale, ma nella realtà?
Dove stava Cairate in questa fase?
Erano veramente tutti i comuni lombardi contro l’Imperatore?
E se non era così, con chi stava: con l’Imperatore o con i Milanesi? Sentiamo cosa ci racconta la Storia “… sia per l’importanza militare che Cairate dovette, già allora, rivestire agli occhi di Federico: centro sicuramente fortificato, vicinissimo a Castelseprio cui faceva capo tutta la nobiltà filo imperiale del contado sepriese, confinante con il territorio di Lonate Ceppino di cui erano signori i Castiglioni ( tra i maggiori rappresentati di quella nobiltà) ed esso stesso sotto la loro influenza. Cairate fu probabilmente punto nevralgico dell’azione militare del Barbarossa contro Milano ( del resto l’imperatore giunse proprio prendendo le mosse da Cairate)[6]”.
Dove stava Cairate in questa fase?
Erano veramente tutti i comuni lombardi contro l’Imperatore?
E se non era così, con chi stava: con l’Imperatore o con i Milanesi? Sentiamo cosa ci racconta la Storia “… sia per l’importanza militare che Cairate dovette, già allora, rivestire agli occhi di Federico: centro sicuramente fortificato, vicinissimo a Castelseprio cui faceva capo tutta la nobiltà filo imperiale del contado sepriese, confinante con il territorio di Lonate Ceppino di cui erano signori i Castiglioni ( tra i maggiori rappresentati di quella nobiltà) ed esso stesso sotto la loro influenza. Cairate fu probabilmente punto nevralgico dell’azione militare del Barbarossa contro Milano ( del resto l’imperatore giunse proprio prendendo le mosse da Cairate)[6]”.
Cairate ospitò
Federico, la notte prima della Battaglia, nella Foresteria del Monastero e i
suoi soldati si distribuirono nel territorio, partendo così la mattina successiva
per i luoghi celebrati dalla leggenda.
Possiamo
immaginare l’apprensione e la preoccupazione che aleggiava tra i villici, gli
abitanti di questi luoghi si ritrovavano per l’ennesima volta in mezzo ad una
guerra, i raccolti, il lavoro dei campi, i loro frutti… che fine avrebbe fatto
tutto ciò? Altro che battaglie e cavalleria, qui si trattava di semplice
spirito di sopravvivenza. E se fossero stati costretti gli uomini validi a
partecipare a questa guerra?
Che sarebbe successo nelle campagne?
Che sarebbe successo nelle campagne?
La verità è che Milano sostituiva
L’Impero nelle apprensioni e nelle sempre più fosche visioni delle nobili
famiglie locali. Milano santificata come
capofila dei Comuni liberi, segnale di color che vogliono raccontarci quanto
fosse proba e libera la società di allora, di quale fulgido esempio di
democrazia o perlomeno di anelata libertà …. la verita?
Milano ambiva a sostituire l’impero nè più nè meno come poi avrebbe fatto, scomodo vicino per tutte quelle piccole realtà che vedevano ogni giorno di più avviarsi verso un triste destino la loro indipendenza.
A e parliamo sempre, in qualsiasi scala dimensionale, di “Nobili” che spremono il popolo …
Milano ambiva a sostituire l’impero nè più nè meno come poi avrebbe fatto, scomodo vicino per tutte quelle piccole realtà che vedevano ogni giorno di più avviarsi verso un triste destino la loro indipendenza.
A e parliamo sempre, in qualsiasi scala dimensionale, di “Nobili” che spremono il popolo …
Già Castiglione aveva avuto sentore
di tale potere: nel 1071 il Castello di Castiglione, in cui
Goffredo da Castiglione si era rifugiato, è assediato dai Milanesi che non
avevano gradito la sua elezione ad Arcivescovo della città di Milano.
Nel 1161 la città subisce un altro
assedio, sempre da parte dei milanesi.
Nel 1224 i nobili del Seprio proclamano il
proprio Contado del tutto autonomo da Milano. Gli episodi bellici che
coinvolsero nei decenni successivi Castel Seprio sono da inserirsi all’interno
del clima di lotta tra guelfi e ghibellini che caratterizzò quegli anni. La
lotta tra della Torre e Visconti si sviluppò in maniera feroce e senza pietà
lungo mezzo secolo, trasformando il territorio del Seprio in un grande campo di
battaglia.
Non possiamo
dimenticare le sorti che attesero Gallarate Capo Pieve, che pur con tutta la buona volontà e avendo
avuto tra i Capitani della Compagnia della Morte un concittadino Pietro da Gallarate, subì un assedio nel
1262 che distrusse gran parte delle
fortificazioni e che nel 1276 dovette
assistere all’esecuzione di ben 22 nobili di parte avversa al Napo Torrani[7].
Ma ecco come si
arrivò all’anno zero il 1287[8]. Nella notte fra il 28 e il 29 marzo
accadde che degli alpigiani della Val d'Ossola che si erano subdolamente
inseriti approfittando di una festa religiosa che era anche un mercato,
aprirono le porte di Castelseprio alle truppe dell'arcivescovo Ottone Visconti,
e le guardie del castello agli ordini del conte Guido di Castiglione furono
facilmente sorprese e sopraffatte. I Visconti avevano definitivamente vinto
contro i Torriani.
Dopo tanti
secoli, il Castrum finiva la sua storia, al punto che Ottone poteva proclamare:
“Castrum Seprum destruatur, et destructum perpetuo teneatur et nullus audeat
vel praesumat in ipso Monte habitare”. Si potrebbe concludere con una riflessione:
meno male che era solo Arcivescovo, tutto preghiere e misericordia, nonché uomo
di perdono e penitenza.
Le immediate
conseguenze videro Milano diventare padrona dei territori e come effetto Gallarate
divenne sede del Vicariato del Seprio, retto ovviamente da un uomo di fede
Viscontea, sancendo così la totale dipendenza dell’oramai Fu Contado.
Guido
di Castiglione, ci
servirà ricordarlo nel proseguo, è il
dominus locale.
[1]
Felix Olim Lombardia, Studi di Storia Padana in Onore di Giuseppe Martini,
Milano 1978: A. Piantanida – Nota sui Beni Terrieri del Monastero di Santa Maria
Assunta tra i Secoli XIII e XIV.
[2]
Il
Barbarossa diede l'investitura a conte del Seprio e della Martesana a Gozwin di
Heinsberg. Pochi mesi dopo, con un privilegium datato Roncaglia, 26 novembre
1158, l'imperatore Federico Barbarossa accoglie, su istanza del vescovo di
Pavia Pietro, il Monastero di S. Maria di Cairate sotto la propria tutela
confermandogli peraltro ogni diritto e il districtus sul territorio di Cairate
e Peveranza, salva la soggezione al vescovo pavese. Cairate, che già aveva
un'autonomia limitata rispetto ad altre realtà locali come Lonate Ceppino (che
nel 1162 vantava due consules loci), entrava così ancora di più sotto il
controllo imperiale e diventava, di fatto, un suo caposaldo nel territorio
sepriese. A ciò si aggiunga che il monastero di Cairate, da secoli dominus
loci, era protetto – lo attestano vari documenti - da un fossatum castri vel monasterii in seguito ampliato all'intero
villaggio: anche per la solidità del suo sistema difensivo, oltre che per i
legami di cui si è detto, sarebbe dunque stato scelto dal Barbarossa, anni
dopo, come luogo di pernottamento alla vigilia della battaglia di Legnano. C.
Brandolini E. Percivaldi; op. cit.
[3] E.
Cazzani,
Castiglione Olona nella storia e nell’arte, Mazzucchelli Celluloide, Milano ,
1966. Pg. 80
[4]
E. Lanzani Baroni e S.Sironi,
Le più antiche pergamene del Monastero di Santa Maria Assunta di Cairate secc.
XI-XIV, Cairate 1999, p. 21-23.
[5]
A. Deiana, La Comunità di
Cairate nel sec. XII, in Atti del Convegno, Cairate e il Seprio, 16-17 maggio
1992, p. 72.
[6]
A. Piantanida, Note sui beni
terrieri del Monastero di Santa Maria Assunta tra i secoli XIII e XIV. Felix
Olim Lombardia – Studi di storia padana in onore di Giuseppe Martini, Milano
1978.
[7] M.
Pippione
– Gallarate la storia e gli uomini ed. Macchione 1998. Pg 16.
[8]
Le alterne
vicende delle lotte tra imperatore e Comuni lombardi videro il territorio
schierato dalla parte imperiale – tanto che i suoi abitanti parteciparono
attivamente alla distruzione di Milano - fino al 20 marzo 1168, dopo cioè la
battaglia di Legnano, quando il Seprio e Varese aderirono alla Lega. Da quel
momento in poi l’autonomia sepriense si ridusse sempre di più a vantaggio sia
dell'arcivescovo sia del comune di Milano. A conflitto terminato, il Barbarossa
sancì il definitivo passaggio del Seprio sotto Milano insieme ad altri contadi
(privilegium di Costanza, 1183) e poco dopo (1185, Trattato di Reggio) le
traslò le regalie che l'impero ancora deteneva sul territorio. Il Seprio
avrebbe ora seguito le sorti dei Visconti e poi degli Sforza. C. Brandolini E.
Percivaldi; op. cit.
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