Capitolo LXV
1857
PADRE
MANSUETO MARIA
Il
frate che ha dato tutto se stesso in terra di Missione
Cesare Saporiti nasce il giorno 17
ottobre 1857[1], a Peveranza, Comune Autonomo del mandamento di
Gallarate, nel XII° distretto della provincia di Milano, allora parte del Regno
Lombardo Veneto. Casa Saporiti si identifica oggi nella porzione di stabile[2],
posto a chiusura della via privata che, dando le spalle alla Parrocchiale,
troviamo, percorrendola, quale prima laterale sinistra della odierna via
Castelfidardo[3]. L’abitazione della famiglia
Saporiti si compone di 4 locali ad uso abitativo e di due vani utilizzati come
stalla e fienile, e forma, con altre unità abitative[4]
e rurali, la corte posta a chiosa dell’area cortilizia interna. Il padre
Damiano di famiglia contadina, si sposa con Giuditta. Dopo il primogenito
Alessandro, viene alla luce Cesare; successivamente nascono Santino, Carlo ed i
gemelli Baldassarre e Rosa. Avviato al lavoro molto presto presso locali
aziende, Cesare pratica il mestiere di ramiere: ne è prova la nota evidenziata
nel registro dei Morti agli atti presso l’Ufficio Stato Civile del Comune di Cairate,
di cui diremo nel prossimo capoverso. Nel maggio del 1879 vede morire
tragicamente il fratello Santino, di appena sedici anni[5]
. Molto probabilmente questa circostanza contribuisce a far maturare la sua
vocazione religiosa e ad avvicinarlo definitivamente alla vita conventuale. Visse quindi la sua gioventù in Peveranza e abbracciò
l’Ordine dei cappuccini nel 1880, prendendone l’abito e il nome Mansueto Maria,
a seguito di ciò il 15 febbraio 1886 venne ordinato sacerdote.
Nel
1892, il Papa affermava l’importanza di
condurre alle istituzioni cristiane i popoli dell’America Latina, si configurava
così, la prima missione cappuccina della Provincia lombarda in terra
brasiliana; Padre Mansueto venne inviato dai suoi superiori in Brasile per
svolgervi attività missionaria. Il 10 aprile 1892
parte per la Missione in Brasile, che lo terrà impegnato sino alla morte
avvenuta nel settembre del 1937. Alternando
in quegli anni missioni volanti nel Marahnao, nell’Amazzonia, nel Parà, nel
Cearà, arrivò ad avere il primo incarico missionario nella diocesi brasiliana
di Belém do Grão Pará, costituita nel 1719 e promossa archidiocesi nel 1906,
nella quale le missioni videro un grande declino da che il vescovo Macedo
Costa, fu processato, condannato ed imprigionato nel 1873. Qui Padre Mansueto
ebbe l’incarico di cappellano dell’ospedale «Ordem Tercèira» presso il quale in
poco tempo seppe rinnovare i Terziari ed infondere in loro un più profondo
spirito francescano.
Nei
primi anni del novecento Padre Mansueto venne mandato in Fortaleza, sede
diocesana dal 1854, come coadiutore della locale chiesa del Sacro Cuore. La
diocesi, retta dal vescovo Gioacchino Giuseppe Vieira dal 1883 al 1912, era in
una fase di sviluppo e ancora più vigoroso impulso ebbe durante l’episcopato di
Emanuele da Silva Gomes, già ausiliare del Vieira, dal 1912 al 1941, tanto che
Benedetto xv nel 1915 elevò la
sede episcopale ad archidiocesi. L’impiego del nostro religioso nella pastorale
parrocchiale è facilmente spiegabile dal fatto che uno dei principali problemi
della Chiesa brasiliana, allora più di oggi, era quello della scarsità di
clero. Un’altro problema nella Chiesa del Brasile fu quello della formazione
catechistica e Padre Mansueto colpì subito nel segno fondando nella parrocchia
del Sacro Cuore l’opera del catechismo che ci è testimoniata come portatrice di
copiosi frutti, tanto da potersi dire che il nostro cappuccino anticipò di
settant’anni lo slogan della mobilitazione della diocesi brasiliana di Bajé del
1972: «Senza catechismo non c’è religione». Padre Mansueto fu pienamente
cosciente del fatto che per una valida catechesi bisognava partire da un opera
di umanizzazione attuata attraverso gesti concreti di carità: perciò fu l’ispiratore
e prese parte alla fondazione della
«Scuola popolare Pio x» per
i ragazzi emarginati, che da sola, mostra i meriti e le virtù apostoliche del
nostro religioso. Lunghi furono gli anni di attività instancabile sia in
Fortaleza che nel territorio del Cearà, ricoprendo varie cariche religiose e
incarichi sempre a contatto a con la popolazione fu instancabile; proverbiale
fu la festa organizzata per il 50° di ordinazione sacerdotale, che coinvolse
tutta la città, avendone eco anche in Italia attraverso l’organizzazione di una
grande Festa religiosa nel suo paese natale, organizzata dal parroco di allora
Don Giovanni Croce.
Leggendo i quotidiani dell’epoca, che
riportarono con grande clamore della sua morte e delle sue esequie funebri, ci
venne raccontato attraverso la cronaca, come migliaia di persone, autorità
religiose e politiche parteciparono con fervore alla celebrazione funebre, gli
osservatori dell’epoca i giornalisti dei quotidiani nazionali registrarono e
descrissero così l’evento:
Come file interminabili passavano
accanto alla cassa funebre, in silenzio e devozione. Una cosa che mai avevamo
visto. Sembrava fanatismo, ma non lo era.
Erano le virtù di un frate amico e
santo che attraevano tutta quella marea di gente appartenente ad ogni fascia sociale….
Uomini
e donne anziani e bambini, ricchi e poveri prestano il loro omaggio di
venerazione al figlio di S. Francesco che mai cercò la popolarità.
Tutto
si fermò, anche le funzioni pubbliche: recitava un avviso edito dai pubblici
uffici: Affinché il personale potesse
prendere parte alla manifestazione di cordoglio, le Segreterie dell’Interno e
delle Finanze, e la Direzione Generale dell’Educazione chiusero gli uffici alle
ore 15.
Festa per il 50° di Sacerdozio in Peveranza, la Chiesa di S.M.Assunta e la Madonna in Processione. |
La sua vita: 57 anni di Religione, 50
di Sacerdozio, 45 di Missione.
La sua morte: 20.000 persone sfilano davanti alla sua
bara; il cordoglio di un popolo per un suo grande benefattore”.
Questo frate cappuccino, così come
emerge dalla cronaca del tempo, nonché dalla memoria dei suoi confratelli, ha
lasciato “tracce indelebili” della
sua lunga vita terrena, e ne sono testimonianza il ricordo duraturo che è
presente nelle comunità francescane oltreoceano e nella città di Fortaleza ove
a perenne memoria è stata lui dedicata una via centrale della città.
[1]
Composizione della famiglia natale di Cesare Saporiti: Damiano Angelo Maria
Saporiti di Baldassarre e Cattarina Carnelli, nato il 13 agosto 1824 e morto il
venti gennaio 1912; Carbonoli Giuditta nata il 11 agosto 1830, la data di
nascita sui registri della Parrocchia di Santa Maria Assunta in Peveranza data
a 3 anni prima di quelli segnalati negli archivi del comune di Cairate,
deceduta il 1° settembre 1893; Alessandro nato il 17 agosto 1851;Santino nato
il 19 luglio 1863 e morto precocemente all’età di sedici anni il 13 maggio
1879; Carlo Giovanni Battista nato il 14 gennaio 1866 e morto il 7 agosto 1918,
la cui salma riposa nel cimitero di Peveranza; Baldassarre e Caterina nati il
14 ottobre 1872, fratelli gemelli, quest’ultima suora del Bambin Gesù che
prestò servizio preso la Santa Sede e morta a Rovato (Bs); Gaetano Saporiti,
potrebbe trattarsi, quest’ultimo, di un altro fratello ma non sono in possesso
di dati certi, quindi resto nel dubbio. Di alcuni di loro non sono riuscito a
rintracciare la data e il luogo di morte.
[2] ASVa
- Dati desunti dal Cessato Catasto Lombardo del 1857, dalla Rubrica dei
Possessori 1873, dalle Tavole Censuarie e l’individuazione su mappa è
consentita dall’Allegato A alle Mappe del Comune Censuario di Peveranza.
[3]. La via
Castelfidardo allora Contrada del Castello.
[4] Proprietà
Montalbetti Vittorio;
[5] Ufficio
Anagrafe e Stato civile del Comune di Cairate
– Registro delle Morti, anno 1857, Atto di Morte n. 24, Saporiti Santino di
anni sedici di professione Ramiere, figlio di Damiano – Anche qui compare la
condizione del padre quale Possidente -
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.