giovedì 26 settembre 2019


Capitolo XXXXVI

1750
LA VISITA DEL CARDINALE GIUSEPPE POZZOBONELLI[1]





Perché ci interessa? Perché contiene ulteriori e importanti informazioni sulla Chiesa.
Siamo alla ricerca di tutto quanto ci possa far capire che forma e dimensione avesse, prima delle grandi opere del 1872, quindi questa lucida e attenta descrizione ci permette di inserire un ulteriore tassello per tentare di darle forma e dimensione.
Leggiamo: Il Cardinale si è portato a Peveranza (venerdì 22 maggio) . Qui pure è stato ricevuto al solito, e data la benedizione colla pubblicazione dell’indulgenza, ha udito la disputa, poi si è portato in casa del parroco che è molto vecchio e stordito (Il Carlo Gerolamo Castiglioni ndr)[2]. 
Il Luogo: Piperantiae.
La Chiesa: S.ae Mariae Apsumptae.
Cominciamo con una descrizione degli arredi della chiesa: diverse "particole" consacrate si trovano in una pisside d'oro con una coppa d'argento dall'interno dorato e un piccolo conopeo di seta intessuto di vari colori. Queste cose sono conservate dentro il tabernacolo in tavole di legno coperti da un nastro di seta da ogni parte per tenere lontana l'umidità.
Al tabernacolo può essere facilmente introdotta ed estratta una piccola portantina (gestatorium) e tutto viene tenuto al sicuro con una chiave.
Segue un elenco di reliquie: delle "particole" della santissima croce riposte in una croce d'argento; delle "particole" del cilicio di San Carlo Borromeo conservate in un conditorio fatto di bronzo ciprio; delle "particole" di ossa dei santi Martinaziano (?) e Desiderio (?) riposte in casse di legno e a cui fu apposto il sigillo dell'arcivescovo. Queste reliquie sono riposte in un armadio su una parete della chiesa scavata al lato dell'epistolario, armadio dotato di chiave e serratura.
Segue una descrizione del battistero della chiesa: La cappella del battistero fu costruita rivolta a oriente, ovvero verso sinistra per chi entra nella chiesa. Nel suo centro si trovano il vaso battesimale costruito in solido marmo, gli oli sacri con i crismi sia dei catecumeni che degli infermi, posti in una finestrella al fianco del Vangelo, costruita nella cappella maggiore, e gli oli sono conservati in vasi di stagno. 
Segue descrizione dell'altare e della cappella: in questa chiesa esistono un unico altare e un'unica cappella che si trova "in capite". La cappella è di forma quadrata sotto un fornice di cemento e circondata nella parte anteriore da colonne di marmo. L'altare è di marmo ma tuttavia l'altare non può essere utilizzato dal momento che non è unta (consacrata) come previsto.
La chiesa stessa fu costruita, benedetta ma non consacrata, in un luogo alquanto più alto degli altri a nome della Beata Vergine Maria Assunta in cielo.
Consiste in un'unica navata oblunga. Le sue pareti sono state sbiancate in maniera decente, il pavimento è stato "misto a sabbia" (arenatus). La sacrestia volge a oriente ed è sotto un fornice di cemento. In questa c'è un armadio costruito con tavole di noce per conservare le sacre suppellettili. Il pavimento è di arenato (misto a sabbia?). L'ingresso è munito di serratura e chiave.
Segue elenco in italiano dei legati e delle rendite della chiesa (per un totale di duecento lire l'anno) e i soldi per le elemosine.
Gli amministratori dei beni della chiesa sono Carlo Ambrogio Crosta, Gaspare Gallo e Angelo Antonio Crosta. Il rettore della chiesa è Carlo Girolamo Castiglioni, nato a Morazzone e prese pacifico possesso della chiesa nel 1709.
La casa parrocchiale: consistente in luoghi n. 5 inferiori e superiori n. 3 con sua cascina e stalla. Detta casa è annessa alla chiesa, ed ha un’ingresso nella medesima
Segue una parte sull'educazione cristiana del popolo: Questa avviene di domenica e durante le altre festività. Il visitatore trova il popolo sufficientemente edotto circa i misteri della dottrina cristiana.
La popolazione è di circa 200 anime, di cui 135 ammesse ai sacramenti.
Seguono i decreti imposti dalla visita:
Il parrocco deve rispettare le formule stabilite nel compilare i registri di battesimi, matrimoni, morti; Per toccare la  pisside  c'è bisogno di un velo in seta, non di un semplice canopeo; Le sacre "particole" devono essere cambiate ogni otto giorni; Venga consacrata un'ostia più grande; Sia fatto un nuovo velo di seta per coprire la sedia gestatoria; sia costruito un piccolo trono che si debba utilizzare quando la sacra eucarestia viene portata agli infermi, e inoltre una piccola pisside;
La cappella del battistero sia circondata da cancelli di pietra o almeno di legno, chiusi a chiave; in questa stessa cappella non sia conservato nulla se non ciò che serva a somministrare il battesimo; a copertura del vaso battesimale ci sia una tavola intermedia, sopra cui le vasche degli oli sacri e le altre cose necessarie per i battesimi vengano conservate; le vasche degli oli sacri poste più esternamente siano segnate con delle lettere affinché vengano riconosciute; le vasche più interne siano scritte più lucidamente; La finestrella in cui sono conservati gli oli sacri degli infermi siano coperti da seta viola; Ordiniamo severamente al signor parroco che si preoccupi che l'altare di pietra sia posta consacrata con il sepolcro delle reliquie entro 15 giorni, una volta tolto quello che si trova ora per niente a norma; E ordiniamo al parroco che sia fatta una nuova elezione dei fabbriceri di questa chiesa; scriva i nomi dei sacerdoti che annualmente celebrano gli anniversari e descriva le rendite annuali provenienti dal fondo del fu Carlo Maria Saporiti; E applichi la messa in ogni giorno di festa prescritto;
Il lemma (iscrizione?) della torre campanaria "esaltò gli umili", puerile e ridicolo, sia completamente distrutto; quindi il vescovo entra a Peveranza da Bolladello sotto un arco trionfale benedisse il popolo[3]



[1] ADMi, Archivio Spirituale Sezione X, Visita Pastorale e documenti aggiunti, luogo: Gallarate e Pieve, anno 1750, Volume 39. Pg. 259-270.
[2] Accoglienze oneste e liete serbate al Cardinale G. Pozzobonelli in visita alle Pievi di Gallarate, Somma, Mezzana, Vimercate e Corbetta (1750-1756-1760) a cura della Società per gli studi patri, gallarate 1976. Pg. 50.
[3] Traduzione del Dott. Matteo Mazzucco.

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