Capitolo XXXXVIII
STORIA DI UN PEVERANZESE
Il Montalbetti Angelo Antonio
Siamo nel settembre del 1799 e ancora una volta i francesi e
gli austriaci usano le terre Lombarde e le terre contigue come zerbino per le
loro personali querelle. L'anno precedente il Direttorio rivoluzionario aveva
invaso la Svizzera e per “liberarla” i russi, chiamati dagli austriaci (sic!),
avevano inviato un corposo esercito guidato da Suvorov, generale stimatissimo a
livello internazionale e con la fama di invincibile. La campagna (destinata a
durare dall'Aprile al settembre del 1799) fu vittoriosa per le truppe
austro-russe che sconfissero a più riprese i francesi, occupando in breve tempo
Torino e Milano mettendo così le truppe rivoluzionarie sulle difensive ed
aprendo la strada nel seguito della storia a quel gran saccheggiatore di Napoleone
, che poco brillante nella sua trasferta predatoria in Egitto, ritorno in
Francia e il 9 novembre assunse il potere facendosi eleggere primo console.
Gli austriaci altrimenti molto accorti, dopo essersi serviti
delle indubbie qualità strategiche di Suvorov, decisero di allontanare
dall'Italia l'ingombrante alleato russo mandandolo in Svizzera a “liberarla”
per conto dello Zar. Il generale Suvurov, contrariato comunque ubbidì, avviò
così le truppe e gli armamenti verso Verona e Como, prendendo con se 18.000
fanti, 4.000 Cosacchi e 25 cannoni. E L’11 settembre si incamminò per Varese e
Bellinzona[1].
Ovunque
andasse, un esercito aveva bisogno di mezzi, bestiame, vettovaglie e cibo e per
questo i governi con il loro potere ordinavano alle autorità locali di
confiscare quanti beni e uomini fossero utili al sostentamento dell'armata.
D'altronde i bisogni di 20/30.000 soldati erano veramente notevoli: quando
arrivarono a Lugano, l’ambasciatore
Russo chiese 30 mila razioni di pane d'oncie 28 ; 625 sacchi di avena,
biada, granoturco e segale ; 50 sacchi di riso ; 700 centinaia di fieno; 6 mila
boccali d'acquavite; 10 mila libbre di carne; 50 brente di vino, oltre una
quantità di erbaggi e legumi elegna[2]. Possiamo
immaginare che quando passarono dalle nostre parti le richieste non dovessero
essere state molto diverse. Grazie a queste confische forse si evitavano
saccheggi e massacri come quelli dei Lanzichenecchi descritti dal Manzoni, ma a
chi toccava la disgrazia di aiutare l'esercito la consolazione non doveva
essere enorme... Così capitò che dall’alto calò l’ordine e dal basso parti la
confisca. Gallarate[3]
vide il passaggio di questo nefasto esercito e ne subì
saccheggi e soprusi. In seguito venne anche ordinato alle comunità locali di
fornire immediatamente e senza troppo tentennare uomini e … mezzi. Il
Montalbetti, nato nel 1742 e non più giovanissimo, venne “scelto” dalla
comunità di Peveranza quale “oggetto” della confisca, forse perché l'unico in
paese ad avere una coppia di buoi. Quale che fosse il motivo, il Montalbetti
dovette partire con il suo carro e i suoi Buoi alla volta di Varese, dove
avrebbe dovuto mettersi al servizio della Armata Imperiale Russa. Partito con
mille timori e paure, vide ben presto quanto queste fossero fondate. Raggiunta
Varese si accodò all’esercito e gli fu ordinato di andare sino ad Agno, oltre
Lugano lungo la strada Regina, ad oltre 40 km dal paesello natio, in terra
straniera in mezzo a stranieri; gli venne comandato di trasportare vino al
“quartiere” della milizia in località Taverne ad oltre 9 km da Agno. Qui erano stanziate
migliaia di soldati che probabilmente non avevano niente di meglio da fare che
dedicarsi al vino e al sollazzo, come doveva andare, andò… fu derubato e
picchiato, lasciato solo e costretto a rientrare ferito e dolorante al proprio
paese natio. Nei giorni successivi il figlio Giuseppe rischio un viaggio fino
ad Agno nel tentativo di cercare i Buoi rubati, ma la ricerca non ebbe esito
positivo e anche lui dovette tornare a casa a mani vuote.
La comunità di Agno[4]
e le comunità svizzere
affacciate lungo la via ancora oggi ricordano come il passaggio di questo
esercito, durato ben 7 giorni, abbia portato ruberie, violenze e distruzione.
Il Cantone richiese più volte all'Austria-Ungheria il rientro del credito fatto
dall'Antico Distretto di Lugano. L'ultimo tentativo venne fatto nel 1856 e
consisteva in ben 330.000 franchi svizzeri dell'epoca. Ma l'imperatore
austriaco fece sempre orecchie da mercante e i soldi non vennero mai
rimborsati.
Le lettere rinvenuta in una cartella dell'Archivio Civico di Milano ci
raccontano nel dettaglio gli eventi occorsi al povero Montalbetti e le
richieste di risarcimento che vennero inoltrate all’autorità competente, con
l’esito accolto già nel novembre del 1800 per quanto riguardava il Tribunale.
Ma non è chiaro dai documenti fin qui trovati se il rimborso sia poi stato
realmente effettuato.
Vediamo gli sviluppi:
1° Missiva, si tratta di una supplica: Eccellentissima Congregazione delegata, in occasione che nello scorso
settembre in Gallarate pervennero le Regie Imperiali Truppe Russe di transito a
Varese, dalla deputazione all’estimo di Gallarate venne requisita la Comunità
di Peveranza con Carri, e Bovi in serviggio delle predette R.I. Truppe Russe.
La Comunità poi requisì livi abitante Angelo Antonio Montalbetti col carro e
Bovi di sua proprietà per Varese in serviggio come sopra. Arrivato a Varese è
stato costretto dai Soldati Russi a procedere avanti sino ad Agno e nel ritorno
in vicinanza ad Agno suddetto è stato aggredito da due soldati Russi, spogliato
dal Cappello, scarpe e danaro che aveva, comunque privato dai Bovi, come lo
giudica anche l’attestato dell’estimo qui unito. Maltrattato il supplicante…..
si vede ridotto nello stato il più miserabile e deploranto. Chiede per se e
famiglia il rimborso di quanto rubato.
2° Missiva, I deputati dell’Estimo di Peveranza fanno periziare da
Girolamo Saporiti e Pierino Saporiti i Buoi rubati con un valore cadauno di 48 zecchini da lira 15. Firmato Carlo Gerolamo Mussi deputato dell’estimo
e Vincenzo Mussi sostituto del Signor Done Carlo viscontino deputato
dell’estimo.
3° missiva, Da Agno la Commissione Militare qui insediata, conferma
quanto accaduto: Agno li 18 settembre
1799; Angelo Antonio (P)everetti (montalbetti storpiato da uno stordito
svizzero) è partito da qui ieri con una
carriera di vino con Buoi di sua ragione, ma senza carro suo per andare al
quartiere delle taverne, ora vi è ritornato senza Buoi, e carro, dice essegli
stati detti Buoi e carro non proprio, tolto dopo essergli stati bendati gli
occhi. Per la C.M: Veratti.
4° missiva, La deputazione, ovvero i rappresentati del popolo
peveranzese, scrive alla Congregazione il 14 novembre 1799: Attestiamo noi sottoscritti deputati
dell’Estimo della Comunità di Peveranza suddetta Pieve di Gallarate con nostro
speciale giuramento, qualmente in vista di lettera di requisizione fatta dalla
deputazione dell’estimo della comunità di Gallarate siamo passati a requisire
il carro e li Bovi di proprietà di Angelo Antonio Montalbetti Massaro abitante
in questa nostra comunità per condurre effetti militari a Varese in occasione
del transito delle Regie Imperiali Truppe Russe di transito a Gallarate a
Varese suddetto; e che infatti detto Montalbetti col carro e Bovi era partito
da Peveranza per Varese come sopra. Dichiariamo parimenti sulla deposizione
giurata del predetto Montalbetti, lo stesso sia stato obbligato dai Soldati
Russi arrivato a Varese a procedere avanti sino ad Agno ove essere piantato il
campo militare, ed anche più avanti; e che ritornando alla Patria in vicinanza
di Agno sia stato aggredito da due soldati russi i quali gli misero agli occhi
un fazzoletto, gli levarono le scarpe, il Cappello, ed uno scudo di Milano
unica moneta, che aveva in saccoggia, lo hanno barbaramente percosso col fucile
e staccavano li buoi dal carro, e via li condussero, avendo così il Montalbetti
fatta la perdita dei Bovi, che sono stati stimati quarant’otto zecchini di lire
quindici cadauno, come da attestato qui unito. Dichiariamo parimenti, che ritornato
a casa il suddetto Montalbetti senza li Bovi e il carro, abbiamo spedito
Giuseppe Montalbetti figlio del predetto Angelo Antonio ad Agno per poter
ritrovare, e ricuperare li …. Bovi, e che per quanto diligenza abbia fatto, non
li ha ritrovati, onde è stato costretto ritornarsene a Casa senza li Bovi, e
come dall’Attestato del Commissario Veratti (missiva 2) pure qui unito
rilasciato in … del padre, sebbene con equivoco rapporto al cognome, avendo
messo Peveretti, quando altrimenti è di Montalbetti. Dichiariamo parimenti
sempre con nostro giuramento, qualmente godendo pubblicamente la buona fama li
predetti padre, e Figlio Montalbetti, la loro deposizione giurata come sopra,
si averidica, per il che rilasciamo il presente attestato per diriggerli il
Montalbetti a Tribunale competente onde esserne indennizzato, e per fede Luigi
Reina Deputato dell’estimo, Vincente Mussi sotituto del signor Don
Carlo Viscontino deputato dell’estimo, Baldassar Mazzuchelli sotituto di
Carlo Gerolamo Mussi deputato dell’estimo, Fortunato Mussi Giudice. a firma finale Magnaghi.
5° missiva, Documento non molto interessante: si tratta
semplicemente della delega che il Montalbetti fa a suo figlio per andare a
discutere della restituzione dei soldi...
Gallarate di 23 Gennaio 1800: Per tenore della presente validava come se
fosse pubblico, e privato instromento, l'infrascritto Angelo Antonio
Montelbetti qm Bartolomeo abitante nel luogo di Peveranza Pieve di Gallarate,
Ducato di Milano etc.
Spontaneamente, e nella miglior maniera ha constituito e constituisce
deputato e deputa, creato, e crea per suo certo messo, nunzio, e procuratore
speciale, ed alle infrascritte cose generale, e come meglio etc. Giuseppe
Montalbetti di lui figlio, e suo.......... Specialmente ed espressamente a
presentarsi in di lui nome avanti qualunque Regio Tribunale, a chi etc
all'effetto di conseguire dalla Regia Casa l'importo d'un paio Bovi statigli
sottratti(?) in occasione che fu requisito per servizio dalla Truppa Imperiale
Russa nello scorso mese di Settembre in vicinanza di Agno territorio svizzero,
come dalla sua rappresentanza di presente(?) inoltrata con rilasciare in di lui
nome la opportuna quetanza del valore stato stimato, o di quella fortuna che
vestra(?) precedentemente stabilita etc. E generalmente à fare, e poter fare...
e tutto ciò che farebbe, o far potrebbe lo stesso constituente, intendendo come
intende di aver attribuita la più ampia, e illimitata facoltà al detto suo
figlio procuratore relativamente a quanto sopra anco che si richiedesse un più
ampio, e specifico mandato, promettendo, come promette il detto constituente di
avere per rato, grato e franco tutto quanto verrà dal detto suo figlio fatto,
ed operato relativamente quanto sopra in fede etc. sott'obbligo della persona,
e beni dello stesso constituente etc. Antono Montalbeto e Giuseppe Giudici, presente per testimonio
Chi era Il Montalbetti? Non sappiamo altro che quello che ci raccontano i
registri parrocchiali, Angelo Antonio[5]
nasce il 17 aprile 1738 figlio di Carlo Bartolomeo Montalbetto e di Marta Maria
Cattania, viene battezzato il 18 dello stesso mese, sposa Cattarina Crosti[6],
nata il 15 novembre 1742, il 27 gennaio
1761 e con lei condivide il matrimonio sino al 1787, anno della morte della
moglie; vivrà sino al 1804 dove il 4 settembre passerà a miglior vita alla età
di anni 66. Dal loro matrimonio nasceranno 8 figli tra questi il Giuseppe
ricordato nelle lettere, nasce nel 1772.
Del Montalbetto Carlo Bartolomeo, padre di Angelo Antonio,
possiamo aggiungere che è il primo Montalbetto a cui un parroco cambia il
cognome, ovvero da Montalbetto a Montalbetti e questo vale anche
per la madre Marta Maria Cattania[7]
che diventa Marta Cattanea.
Autore di queste modifiche sarà il Sacerdote Ambrogio Cattaneo arrivato
nel 1752, il quale cambia modalità di registrazione dei libri e cambia anche
(bontà sua) i cognomi dei residenti, nel 1750 fu battezzato Carlo Modesto
figlio di Carlo Bartolomeo Montalbetto e di Marta Maria Cattania, parroco il
Castiglione e nel 1752 viene battezzata Anna Maria Cattarina figlia di
Bartolomeo Montalbetti e di Marta Maria Cattanea, parroco il Cattaneo; due
fratelli con il cognome diverso e la madre anch’essa con cognome modificato.
[1] Annali d’Italia
dal 1750. Antonio Coppi in Roma Stamperia de Romanis, 1824. p. 280.
[2] Pogliani Pietro,
Suworoff e gli Austro-Russi nel Luganese e nella Leventina (1799), Rivista Militare Ticinese, 1929.
[3] Marco Pippione,
Gallarate, la storia gli uomini – Macchione editore. Azzate 1998. pg. 53.
[4]
Pogliani
Pietro, Suworoff e gli Austro-Russi nel Luganese e nella Leventina (1799), Rivista Militare Ticinese, 1929: settembre
del 1799: «Alli 9 Settembre 1799 arrivò a Lugano un commissario russo, questi
si portò dal Governo provvisorio, a cui diede l'avviso che l'armata Russa
comandata da Suworoff, numerosa di circa 30 mila uomini, sarebbe fra alcuni
giorni passata dalle parti d'Agno venendo dal Piemonte per inoltrarsi nella
Svizzera, e che per il servizio di dette truppe il prefato Governo pensasse a
prontare per il giorno 12 suddetto una contribuzione di 30 mila razioni di pane
d'oncie 28 ; 625 sacchi di avena, biada, granoturco e segale ; 50 sacchi di
riso ; 700 centinaia di fieno; 6 mila boccali d'acquavite; J0 mila libbre di
carne; 50 brente di vino, oltre una quantità di erbaggi e legumi e legna ; e
tutto ciò prontarlo in Agno per il dì suddetto. Il Governo procurò di prontare
il tutto per evitare un' irruzione di truppe, che poteva succedere se queste
non avessero trovato in Agno il bisognevole, al quale fine fece requisire a tutti
i particolari benestanti quella quantità di suddetti generi che potevano avere.
Le truppe russe non arrivarono che il giorno 15 in numero circa di 20 mila di
fanteria e 10 mila di cavalleria cosacca. Questo giorno era Domenica, onde gli
abitanti del Borgo di Lugano si portarono la maggior parte ad Agno per vedere
questo passaggio, che fu continuo per tutto il giorno. Questa grande armata si
accampò tra Agno e le Bironiche, e si fermò circa quattro giorni, nei quali il
Principe Costantino figlio del¬ l' Imperatore delle Russie Paolo I, il principe
Pancrazio Generale e tutta l'ufficialità entravano in Lugano di spesso e vi
spendevano molto denaro; i soldati anch'essi entravano a grosso numero, ma non
com¬ mettevano alcuna insolenza per la soggezione che mettevano a loro gli
ufficiali. Molto però furono danneggiate quelle terre in cui fecero la loro
dimora, oppure vi passarono, i campi coltivati ed i prati non si distin¬
guevano più, atterrarono molte piante, spogliarono le viti dell'uva immatura
che facevano bollire, e davano mano insomma ad ogni frutto che in questa
stagione pendeva ancora; vuotarono inoltre le cassine del fieno, le cantine del
vino, le stalle dal bestiame, non col lasciare KIVISTA li!Mf SI I'M I il buono
di ricevuta, ma da rapaci ; assaltarono pure chiunqu e avessero incontrato (e
ciò fecero particolarmente li picchetti che si discostavano dal grosso dell
armata) sì uomini che donne togliendo loro i gioielli d oro e d'argento che gli
trovavano addosso
[5]
APP, Libro dei Battesimi. 1738, 18 aprile - Angelo Antonio figlio di Carlo Bartolomeo Montalbetto (così scrive
il parroco sac. Castiglioni) e di Marta Maria Cattania nato il 17 e battezzato
il giorno successivo. Testimoni Pietro Cattanio, Rosa Cattania ambi della
prepositura di Carnago.
[6]
APP, Libro dei Battesimi. 1742, 15 novembre – Catterina figlia di Pietro Francesco
Crosti e di Giouanna Antonia de Crosti, compadre Antonio Maria Castiglione
della Cura di Morazzone e Marta Maria de Crosti di questa cura.
[7] APP, Originiaria
della Prepositura di Carnago.
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