giovedì 26 settembre 2019


Capitolo LXIII

LA VIABILITA’ OTTOCENTESCA
e IL TERRITORIO






Con lo stesso criterio analizziamo il territorio e la viabilità che ritroviamo nelle mappe:
Le modifiche occorse in tutto l’ottocento, portano ad una viabilità completamente diversa da quella riscontrata nelle mappe teresiane, se là trovavamo una matrice medievale delle strade e di adattamento alle condizioni della natura dei luoghi, qui troviamo una matrice “rivoluzionaria” cioè il modificarsi della struttura della società civile che trasforma il territorio a suo uso e consumo, si direbbe oggi un antropizzazione acclamata, una trasformazione del territorio scientifica e ingegneristica, capace di sottomettere e trasformare ogni ostacolo in sfida tecnologica.
Mancando qui completamente il centro di gravitazione delle strade che andavano tutte verso le zone di potere, nel frattempo eclissatesi davanti al dominio di Milano, le strade ottocentesche prendono forma e dimensione e soprattutto sono il risultato di una selezione diremmo “naturale” dovuta a scelte pratiche e concrete da parte degli amministratori del territorio, in primis:
La strada per Rovate, la vecchia, lunga e contorta via che attraversava i boschi e la collina, viene ridimensionata e se ancora citata come strada comunale, subisce l’accantonamento per la nuova e più diretta via che viene costruita, nel bosco tra i due abitati e che mette grazie alla nuova viabilità sovracomunale, in rapporto molto più diretto l’abitato di Peveranza con il nord. Lo stesso dicasi per la nuova via per Bolladello che ricalca la precedente direttrice e la trasforma in una bretella, la Brella, lunga e lineare per collegare al meglio Peveranza con Bolladello e con Gallarate, centro naturale di riferimento.
La congiunzione tra le due mappe censuarie di Peveranza e Cairate non ci da soddisfazione, se da Peveranza parte chiaramente una via detta comunale per Cairate, sul territorio di Cairate dove dovrebbe congiungersi troviamo la dicitura di strada consortile del Giudego di Peveranza ( più o meno lo stesso tracciato di oggi), anche se in effetti più in là, all’incrocio tra le consortili qualche decina di metri più in giù della Chiesa di S. Martino troviamo la dicitura strada comunale detta di S. Martino, la quale parte dalla piazza della chiesa di Cairate, questo molto probabilmente per un non aggiornato stradario.
La modernità porta i Ponti, e come si può vedere la grafica distingue tra le strade con guado e le strade con ponte, quindi abbiamo una precisa distinzione tra le strade diciamo di serie A e le strade di serie B, cioè quelle destinate al servizio dei soli fondi agricoli. 
La via Per Castelseprio ha il ponte (oggi via Torino) lo stesso dicasi per la via per Cairate (oggi via Milano). 
Gli elenchi delle strade che si succedono dall’inizio del 800 ci permettono di individuare direttrici storiche che confermano quanto detto in precedenza in merito alla viabilità medievale, riscontrata nelle mappe Teresiane. 
Ad esempio lungo il confine con Peveranza, in territorio di Castelseprio, la strada precedentemente individuata come via principale, trova una definizione interessante, il primo tratto si chiama via comunale per Peveranza, ma la strada per il centro abitato si chiama via consortile di S.to Vito, indicando così un toponimo di cui abbiamo trattato in precedenza.

       La seconda che adesso si interseca con la comunale e che in realtà ha perso molta della sua importanza si chiama via per gallarà, più chiaro di così il riferimento all’antico percorso, perché perde importanza? perché in territorio di Cairate la strada sparisce (nella rappresentazione grafica, la ritroveremo nelle mappe del Regio Catasto, per capirci quelle ancora in uso, alla faccia della digitalizzazione del Catasto), la si può oggi utilizzare ma essa è declassata a mera strada di servizio ai fondi agricoli, anche se in alcuni punti rimangono le vestigia del prestigioso passato, soprattutto lungo il passaggio tra la quota superiore e quella inferiore del Bassone, ove permangono resti di muri a secco a contenimento delle ripe lavorate. 
         Ah, si sempre all’incrocio tra  i territori di Cairate, Peveranza e Castelseprio si trova la dicitura Strada consortile detta Pissavacca, che il Deiana fa risalire come origine ai Longobardi,  quale trasformazione della parola longobarda posto di guardia.
     Ricordate quando trovammo nelle descrizioni dei beni della chiesa il Loco detto Praventino, adesso lo possiamo individuare, perché l’odierna via Laveno si chiama proprio così strada consortile detta del Praventino, e si chiama così sia in Peveranza che in Bolladello, è la strada che porta alle spalle della chiesa di S. Giacomo (Oggi Sant’Ambrogio).
    Le strade che vanno verso Bolladello e che adesso sono declassate a consortili, hanno toponimi che individuano le colture in esso effettuate, quali vignasc (sia in Bolladello che in Peveranza), o Ronchi;
       Sparisce come importanza e anche come segno grafico (almeno per la prima parte, cioè dall’abitato sino al guado) la via per Cairate che si utilizzava nel 700, qui prende il nome di consortile della Mornera, in verità ve ne sono due, una più a sud, molto probabilmente prendono nome da una area così definita. Di sicuro vi è un errore di scrittura, perché la prima strada è detta Molinara negli elenchi del 1808 e quindi facile che si sia preso un abbaglio o come si direbbe tecnicamente un refuso.
     Curiosità: La strada che è situata sulla dividente dei comuni censuari di Peveranza e Cairate si chiama da una parte del Bassone, dall’altra Via di Mezzo e più su verso Vico Seprio, Pissavacca.
Perché tutta questa attenzione per la modifica della viabilità? Semplice la viabilità incide sulle trasformazioni urbane e mai come in questo caso, si andrà a costruire nel tempo lungo queste nuove strade, soprattutto la via per Bolladello, oggi si ritrova senza soluzione di continuità, a dimostrazione che è la viabilità che stimola la crescita edilizia e non il contrario, almeno in questa fase storica. 
Un altro dato significativo è quello legato alla parcellizzazione delle grandi proprietà terriere, il corso della storia permette finalmente ai piccoli livellari di entrare in possesso dei beni che per secoli i loro avi hanno lavorato e reso produttivi, le grandi famiglie nobili sono al tramonto e devono vendere i loro possedimenti, gli ordini religiosi sono costretti a cessare e lo Stato incamera i beni che rivende subito per fare cassa, e quelle che un tempo erano proprietà immense vengono così suddivise tra i contadini e i piccoli possidenti che con grande fatica e sudore erano i veri proprietari di queste terre.
      Il censimento ci conferma che si passa dalle 334 particelle alle 1081 pezze di terra o sedimi di case.

     Resistono i Livelli dei Canonici di S. Giovanni di Castiglione mentre le proprietà Archinto sono già nelle mani del Consorzio dei Creditori, ma come si vedrà in seguito entro la fine dell’ottocento tutte le terre passeranno nelle mani dei residenti.

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