giovedì 26 settembre 2019


Capitolo LXI

Il Toponimo CASTELLO




Da tempo vi è un toponimo definito il Castello, identificato per tradizione orale con i fabbricati a monte di via Castelfidardo verso la campagna a nord.
Le carte sono avare di notizie gli atti poco ci raccontano:principiamo con gli elenchi del 1550 nei quali figurano particolari descrizioni di beni, ci si limita a segnalare sedimi e orti, senza indicare altri luoghi o altre destinazioni, di certo questo non ci aiuta ad identificare un edificio con particolari connotazioni architettoniche da far pensare ad un castello o ad un luogo di difesa.
Il Catasto di Maria Teresa nell’anno 1722, risultando quale primo documento grafico che individua fabbricati e edifici ci consegna una sagoma d’edificio  a pianta rettangolare identificato con il numero di mappa 333 ad esso sono annessi orto 160 e aia identificati con il numero 163 e 164, il legittimo possessore è il Montealberti[1] Pro. Francesco del fu Bernardo (quel Bernardo che registra il battesimo del figlio nel 1629 con Hippolita sua moglie); nel mare dei possedimenti dei vari nobili e delle varie congregazioni religiose, i Montalberto risultano essere proprietari e con il fabbricato anche una trentina di pertiche[2] di terreno: boschi, aratavi vitati e mornotati, cioè coltivi con gelsi e viti. Ultima consdierazione non troviamo ne nelle mappe ne nei sommari indicazioni toponomastiche. 
Il Cessato Catasto Lombardo Veneto nell’anno di grazia 1856, ci consegna una realtà molto più complessa sia per quanto concerne forma e dimensione dell’insediamento sia per quanto concerne i proprietari, ma identifica la via antistante come Contrada del Castello, primo vero indice di toponimo di luogo.
In atto notarile del 1853 nella nota dei beni in possesso a Francesco Montalbetti fu Giuseppe si legge: La metà del caseggiato colonico posto in alto a peveranza detto “al Castello” marcato al comunale n.14.
Ci asseconda l’elenco dei possidenti allegato alle mappe catastali e i registri dell'Anagrafe della Popolazione degli anni 1852 e 1853: Corte del Castello, individua il luogo d’abitazione ed è il primario indirizzo della famiglia o delle famiglie che vi risiedono, nel registro del 1852 si affianca all’indicazione del castello in un solo caso la parola Milano, senza spiegarne il motivo.
Sono qui abitanti: la famiglia di Saporiti Luigi del fu Giulio, Saporiti Alessandro Gaetano del fu Baldasare, Saporiti Damiano[3] del fu Baldasare, Ceriani Gerolamo del fu Fedele, Montalbetti Rosa figlia del Felice e della Giuseppa[4] detta Felifc, Montalbetti Bartolomeo detto Zoccarat e Crosta Raffaele fu Giovanni Battista[5] risultando questi, nel sommario catastale che è del 1873, come proprietario del mappale 159.
Nel 1873: I sedimi ove risiedono i Saporiti sono del Canonicato di S. Giovanni in Castiglione 157 e 148. Il Ceriani è proprietario del mappale 160. Il Crosta è proprietario. E i Montalbetti risultano Livellari a Mazzucchelli Maddalena vedova Magnaghi mappale 158; l’originaria proprietà del fu Montalberto che passaggi aveva subito nel frattempo?  Il Magnaghi, risulta essere cognome molto ricorrente in questo periodo quale proprietario di beni in Peveranza.
Nel Cessato Catasto del 1857/1873 i numeri di particella aumentano per il frazionamento e la costruzione di nuovi manufatti sia di servizio che abitativi, trasformando così definitivamente il nucleo originario a pianta rettangolare in un complesso rurale di forma articolata e con appendici quali stalle e ripostigli al servizio delle famiglie possidenti.
Per riassumere:
Le planimetrie settecentesche ci consegnano un edificio di dimensioni contenute e di forma in pianta rettangolare; un caseggiato semplice e circondato da orti e da coltivi; ad una mera ispezione visiva l’edificio non mostra fattezze, materiali, o particolari elementi costruttivi/decorativi tali da far sorgere qualche dubbio, anzi possiede e evidenzia il classico format rurale delle nostre zone, locali in linea di piccole dimensioni e murature di modesto spessore realizzate con miscele disomogenee di calce e sabbia del Tenore, con ciottoli e pietre di fiume e pochi laterizi.
E’ evidente quindi che il “ricordo” del Castello, rimane saldo solo nel nome dato alla via e nella memoria di alcuni; Nessuno dei documenti sino ad oggi verificati ci ha permesso di capire chi o cosa giustificassero questo toponimo.
Del perché questo ambito urbano venga così chiamato resta un mistero.
Di più, al momento, non è dato a sapere.


[1] Nel Sommarione del 1722 allegato alle tavole grafiche è chiamato Montealberti, nel Sommarione del 1760 Montalberto, nei registri parrocchiali Montalbetto o Montalbetti.
[2] pertica censuaria 654,5179 x 33,10 = 21.664,55 mq; Mappali 24 bosco, 171 aratorio con moroni, 204 Aratorio Avitato con moroni, 309;
[3] Genitore del Padre Mansueto che qui nasce nel 1857.                                         
[4] Defunti alla data del 1873.
[5] Il quale alla data del 1853 risiede nella corte del staletto con tutta la famiglia ovvero 6 figli e la moglie Giuseppa.

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