Capitolo XIV
1560 I BENI DELLA CHIESA
Una ricognizione
dei beni fatta dal curato Giovà Crosta[1]
nell’anno 1560 e inviata alla
Curia Milanese, descrive con minuzia i
beni, le decime e i livelli in possesso della Cura di Peveranza.
E’ il primo documento che descrive e ne annota le proprietà, regalandoci
una prima se pur sommaria descrizione dei luoghi e della chiesa in suo possesso:
Nota
dei Beni de la giesa de s.ta maria de peueranza plebe de galla
Beni
della chiesa di S.ta Maria di Peueranza
plebe di gallara ducato di milano qt e in persona deto p(re)tte Giouane Crosta della giesa di S.ta
Maria di Peueranzo.
Prima
dona casa còtigua alla chiesa posta in locho, c’e lochi quatro de basso et uno
solaro, loggio et corti, pozo et giardino choerentia d’una parte la detta giesa
laltra strata et dellaltra il rial in tutto pertiche tre
------------------------ dico pt 3.
Sappiamo quindi che la chiesa è di un locale,
contornata da casa di quattro locali al piano terra e di un solaio/soffita al
piano primo, loggia e corti, il pozzo e il giardino, la strada (l’odierna via
Cattaneo), Il riale (oggi intubato via Saporiti); una proprietà di 3 pertiche
(654 mq per pertica lombarda) all’incirca 1962 mq.
Troviamo, pertiche di terra di coltivo e vigna date
in affitto a massari locali, che conferma così il contenuto della nomina, quali
Francescho Martignono de Boladello,
Ambrosio del Roncho, Ambrosio di Crosti quest’ultimo “parrebbe” il padre
del Curato…
Il territorio del comune di Peueranzo paga la decima
: di tuti li fonti di si caueno di
tuto il teritorio cione formento segala melio lino et legnumi et questo et per
consuetudine còe costa p investitura rogata p. M. entonor Castiliono.
Nel 1564, venne redatto il Liber
Seminarii Mediolanensis[2], inventario di chiese, conventi, monasteri,
tutti elencati con le rendite anch’esse in Lire, Soldi e Denari, a conferma
della Volontà del Borromeo di risanare e rianimare le Chiese della sua Diocesi,
il rigore religioso si affianca ancora una volta al censimento economico delle
chiese, tale precisione serviva per controllare che i denari venissero spesi
bene per la chiesa e i poveri, più che per i canonici e i curati medesimi, che
confondevano e non poco i ruoli, fenomeno questo molto diffuso tra i religiosi.
Peveranza è citata come Rettoria de Santa
Maria de Peverantia el
Preuosto de Castano, il quale molto probabilmente ne ha il
controllo esterno.
La
chiesa è dedicata a Santa Maria.
[1] ADMi. Archivio Spirituale, Sezione X, Visita
Pastorale e documenti aggiunti, anno 1516-90, volume 65.
[2]
M. Magistretti, Liber
seminarii mediolanensis ossia “Catalogus totius cleri civitatis et dioecesis
mediolanensis cum taxa a singulis solvenda pro sustentatione seminarii inibi
erigendi” compilato l'anno 1564, in «Archivio Storico Lombardo», a.
XLIII, 1916, p. 509-561.
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