mercoledì 25 settembre 2019


Capitolo XXXIV

Alla morte del Sac. Montalbetto 
anno bisesto  1652
Eletto Parroco Carlo Francesco Galli



Il Botta[1], intendiamo lo storico, non il Peppino nostro compaesano, ci racconta che nel 1652 “non successero in Italia, se non una, cose degne di memoria, continuandovi una minuta e varia guerra tra i francesi, i savojardi, i parmigiani, i modenesi, i mantovani, gli spagnuoli…” Contento lui di dirci che la guerra è cosuccia che infastidisce i più e l’unico fatto degno di nota è l’accordo tra il Duca di Mantova e gli spagnuoli. In Europa invece la guerra dei trent’anni portava morte e carestia…

In Peveranza piuttosto, Carlo Francesco Galli, nato nel 1627, fu concordemente eletto  Sacerdote dalli Nobili Castiglioni detentori del diritto; egli era «stato nella Curia Arcivescovile» e per un certo periodo curato della terra detta la Casbina (cassina de Ferrari) de terra di Apiano[2].
A seguito della regolamentazione e dell’entrata in vigore dell’obbligatorietà della tenuta delle morti del 1614, anche il paesello si dota in ritardo, vista anche la reprimenda fatta al Montalbetto con Multa dal Visitatore Pastorale nel 1644! ma si dota, di tale strumento.

E’ con il Gallo che prende inizio la registrazione dei morti nell’anno 1654[3].

Il Registro dei Morti ci consegna la realtà del dolore e del passaggio «a miglior vita» come il Curato Carlo Francesco Galli[4] usualmente scriveva nella fredda descrizione del trapasso.  
Lasciando anche qui preziose annotazioni su nomi, cognomi, padrini e madrine, testimoni, malattie.
Registra altresì la morte della madre fatto tragico accaduto il4 giugno del 1680. Madna Lucia Mussi Galli f. del q. Steffano di anni 70 e 11 mesi, morì de Ponta.

Alcuni spunti di riflessione:
Spaventosa la percentuale di infanti che moriva in tenera età o per malattie classificate sotto la voce «febre acuta» o accidenti vari.
Alcune malattie che portavano alla morte: la «febbre acuta per Ponta», «la febre Gatarrale», «febre con parotide», «febre terzana doppia», «male d’asma», «disenteria», «accidente appoplettico», «idropisia», la «morte per parto», gli incidenti vari.

Impressiona vedere come alcune famiglie con periodicità atroce vedono morire in età di pochi anni/giorni i loro figli/e: Carlo Antonio Crosti e Maria Lomaza perdono nel 1747 un figlio di 1 anno e 5m, nel 1748 un figlio di 3 mesi, nel 1749 un figlio di 7 mesi, altre famiglie condividono la stessa tragica realtà.

Inizia quindi anche ad essere nominato il luogo di sepoltura ovvero il cimitero.

Il Libro dei Morti, si apre con la prima registrazione del 5 febbraio 1654 e il parroco scrive, testuali parole: Fu sepolta sopra del cemeterio.
In altra sepoltura del 9 febbraio dell’anno successivo invece scrive: Fu sepolta in questa Chiesa come per la morte avvenuta il 1 gennaio 1656.
Stessa dicitura in altra sepoltura del 29 marzo 1656: Sepolta in del Cemeterio.
Sappiamo dalla Visita Pastorale del 1570 che il cimitero esterno alla chiesa è presente: cinto da barriere.
Nella visita del 1622 invece si dice che: non c’è alcun cimitero, ma questo non significa che non si seppelliva, ma che probabilmente non vi era ordine nelle cose della parrocchia. Si continuava a seppellire i morti in area antistante la chiesa ma non individuata come prima con recinto, molto probabilmente si trattava del tratto antistante l’ingresso oggi piazza e sagrato. Nei decreti della Visita di Monsignor Po del 1644  si raccomanda come il cimitero e l'area stessa venga diviso dalla stessa chiesa almeno con delle tavole di legno.
Il redattore di Monsignor Visconti nel 1684 annota con diligenza come le cose fossero cambiate: all’interno della chiesa vi sono 4 sepolture una per i sacerdoti et tre per il commune. Il cemeterio assai spatioso qual si va agiustando per grazia ricevuta.
Don Giovanni nell’ottobre 1951[5], ci racconta che nel momento in cui si avviano gli scavi per la realizzazione del portico: abbiamo messo come care reliquie le ossa dei nostri cari defunti che abbiamo trovato negli scavi..
Non vorrei sembrare quello che fa questioni di lana caprina, ma il Luogo della sepoltura viene di volta in volta anche dallo stesso parroco chiamato in modo diverso: Il registro riporta locuzioni di questo genere: «fu sepolto nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta» o «è stato sepolto in questa Chiesa»; dal 6 ottobre 1776 la dicitura cambia: «è stato sepolto nel Sepolcro fuori di Chiesa»; il 26 maggio 1780 « è stato sepolto nella tomba fuori della Chiesa»; il 13 gennaio 1805 «è stato sepolto nella PUBBLICA tomba fuori della Chiesa».



[1] C. Botta, Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 volume IV Tom VII-VIII, Lugano 1835, pg. 95.
[2] ADMi, Archivio Spirituale, sezione X, Visite Pastorali, Pieve di Gallarate, volume 46.
[3] Perlomeno il registro di cui abbiamo traccia nell’Archivio Parrocchiale parte da questa data.
[4] Parroco di Peveranza dal 30 settembre 1652 al 28 agosto 1708.
[5] V. del P., ottobre 1951.

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