Capitolo XXXIV
Alla
morte del Sac. Montalbetto
anno
bisesto 1652
Eletto
Parroco Carlo Francesco Galli
Il Botta[1], intendiamo lo storico, non
il Peppino nostro compaesano, ci
racconta che nel 1652 “non successero in
Italia, se non una, cose degne di memoria, continuandovi una minuta e varia
guerra tra i francesi, i savojardi, i parmigiani, i modenesi, i mantovani, gli
spagnuoli…” Contento lui di dirci che la guerra è cosuccia che infastidisce
i più e l’unico fatto degno di nota è l’accordo tra il Duca di Mantova e gli
spagnuoli. In Europa invece la guerra dei trent’anni portava morte e carestia…
In Peveranza piuttosto, Carlo Francesco Galli, nato nel 1627, fu concordemente eletto Sacerdote dalli Nobili Castiglioni detentori del diritto; egli era «stato nella Curia Arcivescovile» e per un certo periodo curato della terra detta la Casbina (cassina de Ferrari) de terra di Apiano[2].
A seguito della regolamentazione e dell’entrata in vigore
dell’obbligatorietà della tenuta delle morti del 1614, anche il paesello si
dota in ritardo, vista anche la reprimenda fatta al Montalbetto con Multa dal
Visitatore Pastorale nel 1644! ma si dota, di tale strumento.
E’ con il Gallo che prende inizio la registrazione dei morti nell’anno 1654[3].
Il Registro dei Morti ci consegna la realtà del dolore e del passaggio «a miglior vita» come il Curato Carlo Francesco Galli[4] usualmente scriveva nella fredda descrizione del trapasso.
Lasciando anche qui preziose annotazioni su nomi, cognomi, padrini e
madrine, testimoni, malattie.
Registra altresì
la morte della madre fatto tragico accaduto il4 giugno del 1680. Madna Lucia Mussi
Galli f. del q. Steffano di anni 70 e 11 mesi, morì de Ponta.
Alcuni spunti di riflessione:
Spaventosa la percentuale di infanti che moriva in tenera età o per
malattie classificate sotto la voce «febre
acuta» o accidenti vari.
Alcune malattie che portavano alla morte: la «febbre acuta per Ponta», «la
febre Gatarrale», «febre con parotide»,
«febre terzana doppia», «male d’asma», «disenteria», «accidente appoplettico»,
«idropisia», la «morte per parto», gli incidenti vari.
Impressiona vedere come alcune famiglie con periodicità atroce vedono morire in età di pochi anni/giorni i loro figli/e: Carlo Antonio Crosti e Maria Lomaza perdono nel 1747 un figlio di 1 anno e 5m, nel 1748 un figlio di 3 mesi, nel 1749 un figlio di 7 mesi, altre famiglie condividono la stessa tragica realtà.
Inizia quindi anche ad essere nominato il luogo di sepoltura ovvero il cimitero.
Il Libro dei Morti, si apre con la prima registrazione del 5 febbraio 1654 e il parroco scrive, testuali parole: Fu sepolta sopra del cemeterio.
In altra sepoltura del 9 febbraio dell’anno successivo invece scrive: Fu sepolta in questa Chiesa come per la
morte avvenuta il 1 gennaio 1656.
Stessa dicitura in altra sepoltura del 29 marzo 1656: Sepolta in del Cemeterio.
Sappiamo dalla Visita Pastorale del 1570 che il cimitero esterno alla
chiesa è presente: cinto da barriere.
Nella visita del 1622 invece si dice che: non c’è alcun cimitero, ma questo non significa che non si
seppelliva, ma che probabilmente non vi era ordine nelle cose della parrocchia.
Si continuava a seppellire i morti in area antistante la chiesa ma non
individuata come prima con recinto, molto probabilmente si trattava del tratto
antistante l’ingresso oggi piazza e sagrato. Nei decreti della Visita di
Monsignor Po del 1644 si raccomanda come
il cimitero e
l'area stessa venga diviso dalla stessa chiesa almeno con delle tavole di legno.
Il redattore di Monsignor Visconti nel 1684 annota
con diligenza come le cose fossero cambiate: all’interno della chiesa vi sono 4 sepolture una per
i sacerdoti et tre per il commune. Il cemeterio assai
spatioso qual si va agiustando per grazia ricevuta.
Don Giovanni nell’ottobre 1951[5],
ci racconta che nel momento in cui si avviano gli scavi per la realizzazione
del portico: abbiamo messo come care
reliquie le ossa dei nostri cari defunti che abbiamo trovato negli scavi..
Non vorrei sembrare quello che fa questioni di lana caprina, ma il Luogo
della sepoltura viene di volta in volta anche dallo stesso parroco chiamato in
modo diverso: Il registro riporta locuzioni di questo genere: «fu sepolto
nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta» o «è stato sepolto in
questa Chiesa»; dal 6 ottobre 1776 la dicitura cambia: «è stato sepolto
nel Sepolcro fuori di Chiesa»; il 26 maggio 1780 « è stato sepolto nella
tomba fuori della Chiesa»; il 13 gennaio 1805 «è stato sepolto nella
PUBBLICA tomba fuori della Chiesa».
[1] C. Botta, Storia
d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 volume IV Tom
VII-VIII, Lugano 1835, pg. 95.
[2] ADMi, Archivio
Spirituale, sezione X, Visite Pastorali, Pieve di Gallarate, volume 46.
[5] V. del P.,
ottobre 1951.
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