Capitolo XXXXIX
1777, 19 settembre[1]
Il
Regio Cancelliere del Censo della Pieve di Gallarate, che stava per dar passo
ad alcuni affari comunali in terra di Peveranza, viene interpellato per una
questione di costruzioni a confine, questa volta realizzate dal Massaro delle RR. Monache di S. Martino; infatti si
stà realizzando una stalla in muratura con stillicidio di tetto (non vi erano
gronde e le acque piovane venivano incanalate attraverso scoli in terra).
Anche
qui un grafico allegato ci racconta di questi edifici e della loro destinazione
e forma: laddove eravi un casotto chiuso
da muri bassi coperto di paglia appoggiato a detto muro vi si costruisce
una nuova stalla.
Il segno O è un pozzo fatto pochi anni or sono a comuni spese, per togliere la servitù che aveva la Casa di S. Martino per attingere le acque dal Massaro di Sta Valeria.
Il segno O è un pozzo fatto pochi anni or sono a comuni spese, per togliere la servitù che aveva la Casa di S. Martino per attingere le acque dal Massaro di Sta Valeria.
Se
confrontiamo la posizione del pozzo nella mappa del 1747 con questa già
possiamo vedere come sia cambiata la distribuzione degli stabili lungo il
confine tra le proprietà e quindi quanto si sia costruito nel frattempo, la
posizione del pozzo poi ci apre una nuova situazione, che ritroveremo nella
planimetria dell’enfiteusi del 23 maggio 1843.
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